BIOGRAFIA
I fratelli Castiglioni nascono a Milano: Livio nel 1911, Pier Giacomo nel 1913, Achille nel 1918. Si laureano in architettura presso il Politecnico della Città nel 1936, 1937 e 1944.
Livio e Pier Giacomo, insieme a Luigi Caccia Dominioni, progettano Phonola, cui viene assegnata la Medaglia d’oro alla VII Triennale di Milano.
Livio esce dallo studio, aperto con ii fratello, nel 1952 e Pier Giacomo inizia il lungo sodalizio con Achille.
Nel 1957, i Castiglioni progettano l’esposizione “Colore e forme nella casa d’oggi” a villa Olmo di Como, ove espongono i loro design ready-made.
Esemplare il Mezzadro.
Del 1959 è la poltrona Sanluca, prodotta da Gavina nel 1960, le lampade Splügen Brau, Arco, Relemme e Toio del 1962.
Pier Giacomo muore nel 1968, Livio nel 1979.
Achille resta per più di vent’anni testimone e prosecutore dell’arco ideativo Castiglioni.
Membro d’onore del Committee of Advisors, presso l’Art Center College of Design di Pasadena, ordinario di disegno industriale presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano dal 1986 al 1993, riceverà la laurea honoris causa per il design nel 1999.
Muore a Milano nel 2002.
I CASTIGLIONI DESIGNERS
“Nata dall’intenzione di risolvere problema della forma dell’apparecchio radio, la sezione intendeva valorizzare il radioricevitore nel suo attributo di apparecchiatura, affrancandolo da quella impropria definizione (prima linguistica e, quindi, formale) di “mobile radio” per ricondurlo nei confini più corretti di semplice “custodia” di uno strumento tecnico“.
Maria Cristina Tonelli Michail si riferisce alla mostra dell’apparecchio radio curata da Luigi Caccia Dominioni, Livio e Pier Giacomo Castiglioni alla VII Triennale di Milano.
In effetti, all’epoca tali apparecchi venivano ancora allogati, in tutte le componenti, in contenitori di legno ben rifiniti, commissionati alle falegnamerie.
Quei mobili risultavano estranei alla funzione, per forma e materiali di costruzione ben più corrispondenti agli arredi dell’ambito domestico.
Ecco allora che nella mostra vengono presentati, continua Tonelli Michail, “apparecchi di normale produzione, ridisegnati dagli architetti allestitori in forme esteticamente rivoluzionarie, guidate da una ricerca di tipizzazione attenta alle ragioni acustiche e tecniche e alle comodità d’uso…
Esemplare per tutti e rimasto quel radioricevitore a cinque valvole realizzato dalla Phonola (modello 547) che collega alla forma altamente innovativa (anche se priva di qualsiasi arbitrio perchè motivata dalle ragioni di ricezione e di pratica di sintonizzazione) una nuova disposizione delle parti radioelettriche per garantire un coerente rapporto fra contenente contenuto.
Tale custodia, infatti, presentava tutti gli organi di comando su una sorta di leggio, per una loro più agevole accezione, e l’altoparlante aggettante e leggermente inclinato (risolto quasi con una proiezione simbolica della sua ragione acustica), cosi da permettere una disposizione anche verticale su parete, cioè dell’apparecchio…
Pensato ed attuato in urea-formaldeide, acquistava grazie al materiale plastico una caratterizzazione cromatica, giocata come ulteriore attributo di definizione formale“.
Phonola 547 è quindi uno dei primi esempi di corretta definizione della forma di un apparecchio radioricevitore destinato all’uso domestico, pertanto archetipo nei confronti dei modelli che verranno prodotti in Italia nel dopoguerra.
All’epoca Milano iniziava a vivere la sua grande stagione: punto di riferimento internazionale, sede, con la Triennale, del dibattito arte-progetto-industria.
“Fu proprio Lucio Fontana“, ricorda Dino Gavina, “a indirizzarmi sulla strada del design, portandomi con se alla Triennale dove conobbi Tommaso Ferraris che mi presentò subito a Carlo Mollino, Carlo De Carli e Pier Giacomo Castiglioni la cui intelligenza e delicatezza mi affascinarono al punto da frequentarlo poi settimanalmente.
In questi intensissimi anni cinquanta non esisteva ancora il termine design.
Si conoscevano solo le esperienze di Marco Zanuso che aveva utilizzato già allora, in modo magistrale, la gommapiuma. In questo clima, si può dire che proprio in quella Milano sia nato quel design che tanto prestigio ha dato all’Italia”.
I Castiglioni, Pier Giacomo e Achille: Livio ha lasciato lo studio nel 1952, firmano la Sanluca nel 1959, che verrà prodotta da Gavina nel 1960.
“Frutto di una puntigliosa indagine ergonomica”, annota Fiorella Bulegato, “la poltrona è composta da tre elementi di appoggio (sedile, schienale, poggiatesta), con struttura portante in metallo stampato, imbottiti con poliuretano espanso a diversi gradi e ricoperti in pelle o tessuto di cotone.
Costruiti e rifiniti separatamente, tali elementi sono riuniti con fissaggio a vite mentre le gambe, in palissandro massiccio tornito, si inseriscono nella struttura dei fianchi-braccioli”.
Il catalogo della Gavina Spa presenta la Sanluca nel 1960 accompagnandone le immagini con una dichiarazione di Carlo Scarpa: “Ecco finalmente una poltrona che un formalista mio pari avrebbe in cuor suo firmato volentieri“.
Scrive Virgilio Vercelloni, evocando la nascita dei primi “apparecchi per illuminazione degli ambienti” della neocostituita Flos (presidente Dino Gavina):
“Dal 1961, l’anno preparatorio alla fondazione della Flos, sino al 1964-1965, protagonista delle principali sperimentazioni produttive fu Pier Giacomo Castiglioni.
La serie dei magistrali pezzi di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, del periodo, sono in gran parte il risultato di un sodalizio artistico e umano, prima di trasformarsi in risultati di rapporti tecnici e professionali…
La lampada Toio è un chiaro ready-made aiutato: essa utilizza, integrandoli magistralmente, un faro d’automobile, un trasformatore di serie e alcuni pezzi di canna da pesca“.
“E vengono a mente le precedenti ricerche dei Castiglioni: il Mezzadro, la Sella del 1957 e la lampada da terra Arco”, continua Vercelloni, “fu valutata attentamente prima della produzione: l’oggetto presentava troppe valenze estetiche e denunciava una certa protervia decorativa.
Pier Giacomo Castiglioni era partito dall’ipotesi di illuminare un tavolo da lavoro dall’angolo di una stanza.
Il riferimento formale a tale proposito era di tipo surreale: era una lampada dei primi modelli rustici qui reinterpretata. Prima dell’Arco non era mai entrata nella casa una lampada capace di costruire nuovi spazi”.
Alla Parentesi (1971) viene assegnato il Compasso d’Oro nel 1979. Se la prima idea è riferibile a Pio Manzù, il progetto della lampada è opera di Achille.
All’apparenza semplice concretizzazione di prodotto seriale, in realtà conferma della magica inconfondibile creatività dei Castiglioni.
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