Non ci sono vie di mezzo, la produzione di Ettore Sottsass o piace o no.
Un piccolo passo indietro: Ettore Sottsass fonda nel 1981 con Hans Hollein, Arata Isozaky, Andrea Branzi, Michele de Lucchi ed altri architetti di caratura internazionale Memphis, un collettivo italiano di designer ed architetti, che rimane attivo tra il 1981 e il 1987.
In verità, il collettivo vero e proprio nacque da un incontro informale organizzato da Sottsass nella sua casa di Milano l’11 dicembre 1980, per discutere generalmente di nuove forme espressive legate al design; assieme a de Lucchi, parteciparono all’invito i colleghi Cibic, Thun, Zanini e Bedin.
Insieme, decisero di creare un gruppo di lavoro come reazione al design che aveva caratterizzato gli anni 1970, molto minimalista, ritenuto senza personalità e contraddistinto da un aspetto patinato nonché da colori poco brillanti, nero in primis.
Curioso il fatto che il nome Memphis dato al gruppo fu ispirato dalla canzone Stuck Inside of Mobile di Bob Dylan, più volte ascoltata quella sera; una di queste, la canzone si inceppò sulla frase «with the Memphis Blues Again»
Memphis, è anche il nome della città natale di Elvis Presley ma è anche quello della capitale dell’Antico Egitto (Menfi), evocando così delle ironiche suggestioni tra alta e bassa cultura.
Al successivo incontro, avvenuto nel febbraio 1981, i membri del gruppo si presentarono con un centinaio di disegni di mobili e altri oggetti, tutti con linee audaci e molto colorati.
L’ispirazione venne da movimenti come l’art déco e la pop-ar, il kitsch degli anni 1950 e da temi futuristici, oltre che dalla cultura di massa e dalla vita quotidiana: i loro concetti erano in netto contrasto con il cosiddetto “good design“.
Memphis cambia il volto del mobile contemporaneo. Dona agli oggetti uno spessore simbolico, emotivo e rituale.
Nato come simbolo del new design, vuole dare vita ad un design più creativo, giocoso e colorato che si opponeva al Modernismo e che si ispirava anche ai decori del passato
Tra quei progetti di quel secondo incontro c’è la libreria Carlton (1981) disegnata da Ettore Sottsass: è un capolavoro, probabilmente il manifesto di tutto il movimento.
Una libreria-totem che diventa oggetto simbolo dell’intera produzione del gruppo Memphis.
Carlton ha forma vagamente antropomorfa, poiché richiama l’immagine di un uomo con le braccia sollevate e le gambe aperte, può essere usato come libreria o anche come parete divisoria. I colori sgargianti sono tipici del gruppo e del movimento Neomodern.
Carlton è una costruzione di forme geometriche colorate e accatastate l’una sull’altra, come un gioco, a metà strada tra un totem e un video game.
Realizzata con laminati, Carlton è “una risposta ludica alla necessità di avere forme solide e godibili: un modo per raccordare, non senza ironia, il sacro e il profano, la storia e l’attualità, l’archetipo e le sue manifestazioni“.
Carlton resta una delle opere di Sottsass, tra le più conosciute, in queli anni a questo proposito scrisse: “ho provato a disegnare oggetti, cose, mobili e farli costruire.
Li ho fatti grandi e pesanti con zoccoli e basamenti per sottrarli al kitsch dell’arredamento borghese e piccolo borghese.
Non stanno quasi da nessuna parte e comunque non legano, non possono neppure produrre coordinati. Stanno soltanto da soli, come i monumenti nelle piazze, e non riescono neanche a fare stile.
Sono anche decorati perché così riesco a comunicare stati culturali (in senso antropologico) diversi, a seconda dei casi e a seconda di reali necessità funzionali”.
I lavori del gruppo Memphis (1981-1988) si possono (per chi ne ha le possibilità) ancora acquistare.
See http://www.memphis-milano.org for more of the design collection.
Grazie mille, foto stupende