Tale era stato l’enorme successo riscosso dalla Porsche con il suo modello 356, l’auto dell’immediato dopoguerra che aveva traghettato la casa automobilistica negli anni Cinquanta, che la decisione di creare un modello successivo in grado di acquisire un prestigio ancora superiore costituiva una sfida enorme.
Il guanto di questa sfida fu raccolto da un membro della terza generazione Porsche, Ferdinand Alexander Porsche, meglio noto con il soprannome di Butzi.
Fino a quel momento il contributo della Porsche si era limitato essenzialmente alle sue eccellenti qualità ingegneristiche, mentre l’aspetto estetico della vettura era stato curato da Erwin Komenda, che aveva lavorato con Ferdinand Porsche sin da prima della guerra.
Butzi fu il primo membro della famiglia Porsche a studiare design, e dopo la laurea collaborò con Komenda nel reparto carrozzeria.
La sua prima impresa fu appunto trovare un sostituito per la 356, cosa che realizzò insieme ad altri due impiegati della Porsche, Heinrich Klie e il designer americano Albert Goertx che aveva lavorato invece nel reparto configurazioni.
Il frutto del loro lavoro fu la Porsche 911, presentata a Francoforte nel 1963.
L’ingegnosità di questo modello consisteva nell’essere un aggiornamento e un perfezionamento del modello precedente, e allo stesso tempo un’auto contemporanea.
Riutilizzando tutte le ben note strategie di successo del suo design, ma al tempo stesso spingendole ancora oltre, la 911 nacque come un’auto integrale, dalla linea asciutta e aerodinamica, nella quale ogni dettaglio era funzionale alle sue eccellenti performance e all’esperienza entusiasmante di guidarla.
Le lievi modifiche apportate alla sua linea e al suo aspetto nel complesso servirono a farle prendere definitivamente le distanze dagli anni Trenta nei quali era stata progettata la 356, e a portarla con il suo nuovo look in un’epoca caratterizzata da linee più essenziali.
La Porsche ha in seguito continuato a rielaborare questo design di grande successo, aggiornandolo e creandone sempre nuove versioni.
Un’automobile sportiva, non un’auto da corsa.
Questa la formula alla base del successo di Ferdinand Porsche, progettista prima del Maggiolino Volkswagen e poi di alcune fra le automobili sportive più famose del mondo.
Tutto inizia nell’immediato dopoguerra.
Nel 1948, sulla scocca e sulla meccanica del Maggiolino, Porsche innesta una carrozzeria scoperta, filante, aerodinamica.
Lontano dai circuiti, e l’evocazione del divertimento, dell’evasione.
La serie 356 è una sorta di felice messa in scena della velocità, un brivido possibile. La serie 356 esce di produzione nel 1965. Già da un anno il suo posto e stato di fatto preso dalla nuova 911.
Porsche ha alzato la posta. Non più telaio e motore del Maggiolino: un progetto nuovo e un potente motore a sei cilindri.
Ma la vera forza della Porsche non è tanto la velocità o la potenza (che pure l’auto offre a piene mani), quanto l’aver saputo conservare lo stesso intuitivo impianto aerodinamico.
A dispetto di tutte le evoluzioni tecniche che ne hanno modificato ogni dettaglio, l’immagine della Porsche 911 sembra non mutare, riproponendoci intatto il mito della velocità.
Grazie a questa intima coincidenza fra sogno e tecnologia che la 911 è riuscita a superare il tempo, le mode, le crisi petrolifere raggiungendo l’olimpico status del classico della modernità.