BIOGRAFIA
Giancarlo Piretti nasce nel 1940 a Bologna, dove frequenta l’istituto d’arte.
Docente di Interior design, nel 1965 disegna per Castelli la sedia modello 106, che evolverà nel sistema DSC di sedute per comunità.
Nel 1970 progetta la sedia pieghevole Plia, che riceve i premi SMAU, a Milano, e BIO 5, Distinction alla Biennale di Lubiana, nel 1971, mentre nel 1973 riceve la menzione Gute Form della Camera di Commercio della Repubblica federale tedesca e una menzione speciale del governo britannico.
Per Castelli progetta con Emilio Ambasz il sistema di sedute Vertebra, che nel 1979 riceve il premio SMAU e nel 1981 il Compasso d’Oro.
Nel 1988 Piretti espone al Neocon di Chicago la Piretti Collection: cinquanta modelli diversi di sedute basate su un meccanismo brevettato che regola la tensione dello schienale in funzione del peso dell’utente.
La Collection, commercializzata da vari licenziatari nel mondo, riceve nel 1990 il premio ASID (USA), nel 1991 il Compasso d’Oro e nel 1992 il G MARK (Giappone).
Giancarlo Piretti vive e lavora a Bologna.
GIANCARLO PIRETTI DESIGNER
“Una volta individuato l’obiettivo”, dichiara Giancarlo Piretti, “ossia l’oggetto che mi prefiggo di realizzare, passo alla fase di progettazione, quindi procedo alla realizzazione di un primo prototipo.
La verifica accurata della funzionalità di questo mi consente di apportare eventuali modifiche sui prototipi successivi.
Contemporaneamente vaglio le mie sensazioni sul rapporto che vedo in essere tra la realizzazione fisica e l’ipotesi concettuale del progetto.
Quando realizzo che il prototipo è soddisfacente, sia dal punto di vista funzionale sia da quello estetico, passo all’ingegnerizzazione.
Questa fase consiste nella realizzazione di una serie di attrezzature atte alla produzione industriale dell’oggetto.
Per fare ciò mi rivolgo ad alcune aziende di terzisti specializzati nello stampaggio di materie plastiche, alluminio, produzioni di meccanismi, legno etc.
Poichè con la maggior parte di questi professionisti ho ormai un rapporto di lavoro consolidato, li coinvolgo nel progetto rendendoli partecipi della realizzazione vera e propria.
Nel momento in cui i fornitori sono pronti con gli stampi e successivamente con i primi pezzi della produzione, intervengo con l’operazione di assemblaggio a cui faccio seguire una serie di test strutturali e prestazionali.
Se i risultati sono soddisfacenti, soltanto a questa condizione e a questo punto, offro alle industrie il prodotto finito e ingegnerizzato, dando loro la licenza di produzione e distribuzione corredata da tutte le informazioni del progetto, prezzi dei componenti compresi, frutto del mio lavoro di ricerca”.
Nella prima fase, quindi, Piretti verifica l’attendibilità del progetto, nella seconda fase traduce il progetto in concreta sintesi tecnico-estetica.
E la sintesi propone connaturata l’ubiquità dell’oggetto, secondo l’intenzione produttiva: possibile, in tutta la sua fisicità, in ogni luogo e in ogni tempo.
“Io lavoro senza committente, proprio per essere totalmente libero da qualsiasi condizionamento…” Piretti ricorda le difficoltà incontrate nella concretizzazione del progetto Plia; la sedia pieghevole divenne un autentico best seller per la Castelli di Bologna.
“Avevo in mente di realizzare una sedia pieghevole, ove la dinamica di apertura e chiusura delle parti rotanti si potesse risolvere in un unico snodo. Realizzai il primo prototipo in alluminio seguente in acciaio, con snodo in alluminio.
Mi accorsi subito, però, che per questioni di resistenza dovevo aumentare di molto il diametro dello snodo, e di conseguenza per mantenerlo come volevo fosse definito ricorsi a un inserto di acciaio.
Sperimentai più volte la soluzione con risultati del tutto soddisfacenti. Pensai quindi di risolvere sedile e schienale ricavandoli a stampo da foglio di plastica trasparente, per poi calzarli e fissarli alla struttura della sedia.
Plia fu presentata al Salone del Mobile nel settembre del 1970… ricordo ancora che Mila Schön non appena la vide ne ordinò ottocento esemplari per i suoi negozi.
Fu quello il primo ordine e ne sono state vendute più di sei milioni. Oggi Plia è ancora in produzione Castelli. Avevo impiegato per il modello definitivo tubi di acciaio molto sottili.
Essi danno alla sedia, con il sedile e lo schienale in plastica trasparente, il meccanismo molto piccolo e morbido nel movimento, un aspetto di grande pulizia e rigore formale, magico all’impatto visivo.
Il lancio di Plia in Australia, voluto da un’azienda importante come la Haworth, è per me fonte di grande felicita. Mi piace di essere presente nel continente più giovane, con la sedia che ho progettato trent’anni fa”.
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