La chitarra elettrica

In origine il problema era il volume.

I nuovi linguaggi della musica che seguirono l’esaurirsi della grande stagione sinfonica segnarono un netto distacco fra musica colta e musica popolare.

Se le avanguardie si appropriano dell’eredità della tradizione classica, avviando un processo di destrutturazione dell’armonia e della melodia, il posto un tempo occupato dalle arie del melodramma e dell’opera lirica e sempre più spesso conquistato dalle canzonette, dalla musica da ballo e, soprattutto, dalle nuove forme musicali nate in America dalla fusione della cultura africana con le tradizioni popolari anglosassoni: il jazz, il blues, il country.

Queste trasformazioni si rispecchiano del resto nei mutati modelli della fruizione musicale, sempre più simili a forme di spettacolo di massa.

Trasmessa dalla radio o registrata su disco, la musica moderna, più che un’esecuzione da ascoltare con attenzione, assomiglia sempre di più a un qualunque prodotto di consumo.

In questo scenario inevitabilmente prevalgono gli strumenti a maggior volume di suono: fiati, sezioni ritmiche, tastiere. Pur essendo strumento cardine della musica popolare, la chitarra acustica scompare soverchiata dalla potenza sonora degli altri strumenti.

Per ovviare al problema, intorno al 1925 l’americano di origine svizzera Adolph Rickenbacker inizio ad amplificare il suono della chitarra utilizzando un magnete elettrico (pick-up) collegato a un amplificatore esterno.

Amplificare il suono di una chitarra acustica significa però non solo dare risalto alla nota emessa dalla corda, ma anche a molte linee armoniche complementari prodotte dal vibrare della cassa di risonanza.

Il primo a sostituire la cassa acustica con un corpo pieno (solid body) cosi da amplificare solo la nitida nota emessa dalla corda fu, nel 1939, l’inventore e musicista Les Paul.

Ma, a stabilire i canoni classici della chitarra elettrica fu, nel 1950, Leo Fender, che avviò la produzione in serie della celebre Broadcaster (dall’anno dopo il nome fu modificato in Telecaster): solid body, forme sinuose, due pick-up indipendenti.

Evoluta nella versione Stratocaster del 1955 destinata a diventare il simbolo del rock & roll prima e del rock poi, la chitarra Fender è l’icona di una musica che riassume molte delle contraddizioni della moderna contemporaneità: spettacolo di massa e tragedie individuali; ribellione e consumismo; aggressività e melodia; artificio e poesia.

Erede della Telecaster, la nuova versione fu lanvciata nel 1954 e si caratterizza per una forma più stilizzata e smussata del corpo e, soprattutto, per l’utilizzo di tre pick-up posizionati per restituire il massimo delle variazioni tonali.

le corde delel Fendernon sono ancorate al ponte, bensì sulla faccia posteriore del corpo, cosa che assicura una straordinaria pienezza del suono.

In un primo tempo, la Gibson respinse la chitarra progettata da Les Paul nel 1939 e si decise a metterla in produzione solo nel 1952, dopo che Leo Fender aveva avviato la produzione in serie delle celebre Telecaster.

La forma morbida del corpo in frassino massiccio ancora ricorda le chitarre acustiche per jazz prodotte da D’Angelico a New York negli anni trenta.

Due pick-up con regolazioni indipendenti di volume e tono e un selettore che cosnente di scegliere il pick-up del manico (ritmico), quello del ponte (toni alti) o entrambi.

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