Che il gioco dei bambini non sia solo un modo divertente e spesso rumoroso per passare il tempo, ma sia soprattutto un indispensabile momento di apprendimento è cosa ben nota.
Allo stesso modo, i giocattoli non sono solo dei catalizzatori del gioco, ma più spesso sono delle parodie o delle miniature di quel mondo degli adulti in cui i bambini si preparano a entrare.
Quando, nel 1901, l’inglese Frank Hornby brevetta il suo nuovo gioco per ragazzi, non realizza solo un interessante, divertente, educativo passatempo, ma di fatto testimonia dell’oramai avvenuta affermazione nella cultura occidentale di una nuova mentalità razionale e moderna.
Quelle prime quindici barrette forate in metallo nichelato da assemblare con dadi e bulloni erano in realtà una riproduzione in piccolo del pensiero positivo, costruttivo e progettuale che aveva iniziato a cambiare il volto stesso del mondo.
Non più giochi di costruzioni affidati alla statica di cubetti di legno con cui assemblare timpani e colonne, ma strutture complesse e dinamiche a misura di un futuro da inventare da capo.
La sua creazione più famosa venne concepita durante un viaggio in treno: dal finestrino aveva osservato lo scenario industriale che circondava la citta di Liverpool, la sua città il sogno infantile di creare una gru che potesse sollevare oggetti pesanti prese subito forma sulla carta e gli venne in mente un gioco di costruzioni modulari, fatte di sbarrette di metallo e viti, e che in seguito concretizzò nel laboratorio che si era costruito sul retro di casa.
Incoraggiato dall’entusiasmo manifestato da suo figlio, Hornby elabora e perfeziona il progetto: usa i colori primari per distinguere i componenti e introduce argani, cavi, pulegge, ruote e altri dettagli costruttivi.
Sviluppato quasi in solitudine e messo in produzione dallo stesso Hornby, il gioco fu dapprima commercializzato con il nome Mechanics made easy (la meccanica resa facile), presto sintetizzato nel più celebre Meccano.
I figli di Hornby reagirono entusiasticamente al modello delta sua prima grù completa di basamento, braccio mobile, contrappeso, carrucola e moltiplica, e ancor più si divertirono quando, dopo averla smontata, la sua base su quattro ruote si trasformò in un camion.
Con il suo design razionalista e la sua precisione ingegneristica, si può considerare il Meccano un giocattolo protomodernista.
Realizzato nel corso di un secolo in latta e nickel plate verniciati in colori squillanti, confezionato in kit ispirati a temi diversi, il Meccano e stato l’archetipo del gioco da costruzioni del XX secolo, fonte di divertimento infantile per molti designer in erba.
Paragonabile per la sua influenza ai blocchi di legno del XIX secolo di Friedrich Froebel, il Meccano ha scatenato l’immaginazione di chi lo utilizzava con una semplicità estrema.
Un critico svedese un giorno, definì Alvar Aalto, il grande architetto finlandese, uno “che trattava l’architettura come una grande scatola del Meccano”.
Una generazione più tardi, anche Joe Colombo avrebbe trascorso la sua intera infanzia creando mondi fantastici con i kit di pezzi di Hornby.
Grazie a un conoscente che sponsorizzò la sua invenzione, Hornby progettò il primo set di costruzioni con l’aiuto di un unico assistente e lo affidò per la produzione ad alcune aziende nei d’intorni di Liverpool finche, due anni più tardi, non potè permettersi laboratori più grandi nei quali avviare la produzione in proprio del Meccano.
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