Con la stessa filosofia che ha usato nel disegnare la sedia Tonietta, (il recupero di un archetipo semplice e lontano dalle mode), Enzo Mari nel 1993 disegna per Zanotta la vetrina Wunderkammer.
La vetrina in realtà è stata pensata per essere un sistema di contenitori più ampio (una vetrina pensile, poco profonda), che rispondesse al bisogno e al desiderio di esporre collezioni di piccoli oggetti o memorie che tanti possiedono.
Una vetrina in legno melaminico, alluminio e vetro temperato, disponibile in diverse dimensioni.
Una solida neutralità indipendente dalle “meraviglie” che deve contenere, un’allusione ai pannelli espositivi dell’azienda, un riferimento grigio e didattico rendono questo oggetto un dispositivo “a distanza” di ispirazione brechtiana.
“Nel progettare gli elementi utili all’abitare, oltre a risolvere adeguatamente le loro funzioni specifiche, occorre tenere conto della loro lunga vita rapportata alla vita intera di chi li acquista.
E quest’ultima va rispettata nella sua prospettiva di evoluzione culturale, al di la degli abbagli e delle mode momentanee […].
Un ambiente quindi come specchio della vita, dove le cose che contano sono gli occhi dei bambini, i libri, le labbra delle ragazze, gli strumenti del proprio lavoro, la collezione dei ricordi, le opere d’arte […].
Ne consegue che le forme a supporto di queste qualità della vita non possono che essere semplici, essenziali e tali da poter essere “personalizzate” liberamente dai loro utilizzatori“.
La gran parte della produzione firmata da Enzo Marisegue questi valori e i parametri a essi collegati: la forma segue il contenuto, a guidare è la loro immancabile funzione, ovviamente il superfluo è messo al bando.