Nel 1966 Vico Magistretti disegna per Artemide la lampada da pavimento Chimera, tutt’oggi in produzione.
Chimera, e la versione da tavolo Mezzachimera, sono il risultato delle ricerche condotte da Magistretti, sulle strutture resistenti per forma.
In tal senso, realizzate con lastra di metacrilato opalino (formato da due semisfere contrapposte) ha una configurazione a serpentina in modo da renderle autoportante.
Quindi la piegatura a serpentina di un foglio in metacrilato opalino funge sia da struttura della lampada, sia da diffusore, appoggiandosi su una base in metallo verniciato.
Il materiale curvato diventa autoportante, mentre le sue caratteristiche di trasparenza permettono alla luce di distribuirsi in maniera soffusa lungo tutta la verticale della lampada.
Un elemento luminoso dalle curve voluttuose, apparentemente priva di vincoli formali, è in realtà frutto di un preciso studio geometrico che ne regola gli effetti di luce.
Parte della collezione Masters’ Pieces di Artemide, è disponibile nella versione originale alta 180 cm o nell’adattamento Mezzachimera di statura ridotta, prodotta ora anche con sorgenti LED.
In questa lampada si possono scorgere dei riferimenti alla sedia Selene (di quegli anni): in primis la volontà di rendere la struttura autoportante, in secundis, lo scopo dell’oggetto (di una lampada di illuminare, di una sedia di sedersi ecc ecc) in realtà è solo il pretesto per raggiungere una forma significativa.
La luce, in questo caso è un pretesto per sperimentare le potenzialità di un nuovo materiale.