BIOGRAFIA
Poul Henningsen nasce nel 1894 a Ordrup, in Danimarca.
Dal 1911 al 1914 studia architettura alla Tekniske Skole e, sempre a Copenaghen, al Polyteknisk Laeranstalt dal 1914 at 1917.
Completati gli studi, lavora come giornalista e critico d’arte per la rivista “Klingen“; successivamente per i giornali “Politiken” ed “Extra Bladet“.
Nel 1924 inizia a progettare. Le prime lampade della serie PH vengono esposte alla Mostra internazionale delle arti decorative a Parigi nel 1925.
In breve tempo la serie riscuote successo internazionale.
Progetta inoltre mobili per la Zeiss e la Goertz di Copenaghen. Dal 1926 al 1928 è direttore della rivista “Kritisk Revy”; successivamente fonda e dirige la rivista “PH Revy“.
Scrive soggetti e sceneggiature per spettacoli di varietà. Dal dopoguerra e sino agli ultimi anni e attivo in qualità di giornalista e di designer.
Muore a Copenaghen nel 1967, lasciando numerosi progetti di lampade, alcune delle quali verranno realizzate postume.
POUL HENNINGSEN DESIGNER
Nell’occuparsi di architettura degli interni Poul Henningsen, nei primi anni venti, avverte l’importanza dell’illuminotecnica nei confronti della valorizzazione degli ambienti.
Nel 1925 inizia a collaborare con il produttore danese Louis Poulsen in occasione della Mostra internazionale delle arti decorative di Parigi.
“Insieme produssero tutte le lampade per la sezione danese al Grand Palais”, scrive Ruggero Tropeana, “e presentarono in una sezione speciale la loro nuova collezione di lampade.
Nello stand espositivo, Poulsen presentò sei tipi di lampade, con dieci varianti, sotto il marchio Systeme PH.
In qualità di progettista, Poul Henningsen fu premiato con la Medaglia d’oro e Louis Poulsen ricevette la Medaglia d’argento come produttore.
Le lampade a sospensione e quells a globo del padiglione danese ebbero un grande successo, ma fu un piccolo contrattempo a spianare la strada all’ideazione di un nuovo tipo di lampada non abbagliante a luce diffusa indiretta.
Durante l’allestimento della sezione danese si rese necessario aumentare il numero di luci per l’illuminazione della sala principale.
Occorreva disegnare altre quattro lampade da realizzare in loco in tempi brevi.
Nei modelli già realizzati le superfici lucidate dei corpi luminosi, in alpacca, risultavano abbagliare oltre misura.
Le nuove lampade fornirono occasione per sperimentare un materiale leggero a riflessione diffusa che consisteva in un tessuto con una trama di filo metallico”.
Successivamente Henningsen progetta l’illuminazione del Forum all’interno della fiera danese Kaempehallen.
“il successo del sistema PH fu travolgente”, continua Tropeana.
“Dallo stesso sistema vennero elaborate lampade a sospensione e da terra, applique, lampade da ufficio, studi medici, addirittura per serre. Poulsen produceva diffusori con misure, finiture e materiali diversi.
Le combinazioni di colori delle superfici interne dei diffusori consentivano di calibrare gli effetti cromatici della luce riflessa.
Le lampade PH furono (e sono) utilizzate in numerosi progetti d’interni.
Tra tutti ricordiamo illuminazione della Villa Tugendhat di Mies van der Rohe a Brno”. Tutt’oggi figurano in raffinate soluzioni abitative.
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