Dopo l’eccezionale successo della piccola 500 A “Topolino” di Dante Giacosa, dal 1936 fino agli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale la Fiat cercò di bissare quel boom.
La 500, efficace simbolo della società italiana democratizzatasi di recente e della sempre maggiore mobilità della popolazione, fu lanciata sul mercato nel 1957 e rivestì un ruolo determinante nella rinascita economica italiana di quegli anni.
Facendo tesoro dei suoi successi ingegneristici e stilistici degli anni precedenti alla guerra, Giacosa perfezionò la propria abilità di pensare al duplice aspetto del design dell’automobile ingegneristico e stilistico come parte di un unico problema.
Ancora una volta questo doppio processo risultò in un tutto integrato.
La 500, che arriva immediatamente dopo il modello 600 di poco più largo, portò alle estreme conseguenze l’idea di macchina miniaturizzata, adatta per le piccole e strette strade medievali italiane.
Date le sue minime dimensioni interne, la gente si stupiva che una famiglia di quattro persone potesse entrarvi. Commercializzata come “la nuova Fiat 500”, il nuovo modello presentava una carrozzeria ancora più integrata del modello precedente.
I copriruota arcuati erano pressochè scomparsi, il treno posteriore pareva quasi troncato e il suo cofano era sensibilmente accorciato.
La grande griglia del radiatore era sparita, sostituita da piccole prese d’aria e da uno stemma.
I fanali erano stati anch’essi pienamente integrati nella carrozzeria e l’auto, senza le sporgenze cromate, pareva simile a una piccola sfera, la più semplice che un ingegnere automobilistico potesse progettare.
Al pari della “Topolino”, la nuova 500 ebbe un successo clamoroso e nel 1975, quando la produzione fu interrotta, complessivamente ne erano uscite dalla fabbrica 3,6 milioni.
Negli anni Sessanta la Cinquecento fu per molte famiglie la seconda auto, parcheggiata in garage accanto alla più voluminosa Alfa Romeo, ma ancora di più e stata un’appendice familiare del paesaggio urbano italiano.