Si tratta di un’elegante seduta realizzata da una scocca in materiale termoplastico con tecnologia a iniezione, su una leggera struitura metallica in acciaio, che può essere considerata l’evoluzione della Tom Vac.
La forma aperta, che richiama quella dell’infinito, è leggera, come un tessuto plissettato, è ulteriormente rafforzata dalla doppia apertura che gli dona ulteriore leggerezza e morbidezza rispetto alla precedente sedia di Vitra.
La robustezza e l’impilabilità rendono Ripple Chair un oggetto particolarmente riuscito e di successo, emblema del fortunato connubio tra l’estro di Arad e il know how di un’azienda italiana di settore, come in questo caso la Moroso che, grazie alla collaborazione con Arad, ha trovato il successo commerciale.
Dal felice connubio con Patrizia Moroso emerge Ia cultura sistemica di un paese, l’Italia, in grado di tenere insieme progetto e produzione e che per primo ha riconosciuto il talento di Ron Arad.
La sedia, è la rielaborazione figurativa e tridimensionale del segno dell’infinito, nella trasposizione di un fascio di linee, di un flusso d’onda in una forma, evoca il ricordo degli oggetti impossibili immaginati in qualche laboratorio escheriano.
Un movimento che rende fluida la materia plastica, la trasforma, astraendola dalla sua funzione pratica e strutturale.
La seduta accoglie, avvolge la persona, interagisce con essa, diviene uno spazio di percezione fisica, tattile, un luogo temporaneo da dove osservare, e interpretare, il mondo.