Oltre ad essere il primo sistema da seduta in assoluto a essere commercializzato in una sacca chiusa da un cordoncino, la sedia Tubo di Joe Colombo costituisce un esempio lampante delle scorribande nell’estetica Pop dei designer italiani più all’avanguardia.
Quattro tubi in plastica di dimensioni diverse, ricoperti di schiuma di poliuretano espanso e rivestiti di vinile si presentavano inseriti uno dentro l’altro.
Una volta aperta la sacca, l’acquirente poteva combinarli in qualsiasi sequenza desiderasse per mezzo di giunti di raccordo tubolari di acciaio e gomma.
Era così possibile fabbricarsi una sedia da lavoro come una chaise longue, o anche un vero e proprio divano (unendo due set tra di loro).
Questa idea di Colombo era decisamente diversa da quelle proposte da precedenti designer quali Le Corbusier, le cui visioni si fondavano sul Modernismo e sul principio per cui “un modello va bene per tutti“.
Dalla metà alla fine degli anni Sessanta, invece, divennero gradualmente la regola le opzioni aperte che si adattavano a una gamma il più possibile ampia di dimensioni, forme, atteggiamenti.
In quel periodo si verificò una trasformazione senza precedenti nella cultura dei materiali o nelle consuetudini sociali.
Invece di seguire precetti consolidati su ciò che doveva essere una sedia (o qualsiasi altro oggetto, se è per questo) creò prodotti caratterizzati dalla possibilità di essere ricombinabili a piacere, e realizzati in materiali pressoché sconosciuti e stravaganti per la maggior parte degli italiani.
La sedia Tubo rientra in una categoria di design che Colombo aveva definito di “serialità
strutturale“: in pratica, si trattava di singoli oggetti che potevano assolvere varie funzioni in molti modi diversi.
Colombo creò anche altri sistemi di seduta che riprendevano la natura metamorfica della Tubo, compreso l’Additional System del 1968, un kit di blocchi intercambiabili di poliuretano che potevano essere assemblati a seconda del loro scopo e del gusto individuale, e la Multichair del 1970, un oggetto di poliuretano ricoperto di tessuto la cui struttura tripartita poteva essere configurata in modo molto creativo.
Questa propensione di Colombo per il polimorfismo si era evidenziata sin dalla sua più tenera infanzia, quando costruiva città futuristiche con il Meccano, e si era rafforzata in seguito, quando si dedicò alla pittura entrando negli anni Cinquanta, da studente di arte, nel movimento Arte Nucleare, caratterizzato da una spiccata sensualità e da una totale libertà di espressione.
La sua naturale avversione per le linee rette si trasformò in un’estetica di design vera e propria quando iniziò a sperimentare con i processi produttivi utilizzando la plastica nella fabbrica di conduttori elettrici ereditata dal padre nel 1958 insieme al fratello Gianni, e che riprese poi quando iniziò a collaborare con alcuni produttori italiani avventurosi come Flexform, che ha prodotto la sedia Tubo fino al 1979.
Da poco la Tube Chair, è stata rimessa in produzione dalla ditta Cappellini e viene proposta a circa 2.300,00 euro.
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