Quando nel 1968 la poltrona Toga di Sergio Mazza fu presentata al pubblico, fu immediatamente considerata un design rivoluzionario sotto molti punti di vista.
Non soltanto perchè la sua forma a stampo singolo ripudiava risolutamente il concetto di poltrona tradizionale di seduta a quattro gambe, ma in più era audacemente sperimentale nel suo voler esplorare gli ultimi progressi nel settore delle plastiche e mettere a frutto la loro applicazione ai nuovi procedimenti produttivi.
La Toga fu prodotta nel periodo in cui Artemide (l’azienda fondata da Mazza con Ernesto Gismondi nel 1959) era impegnata a sperimentare nuovi materiali da adoperare per i suoi mobili e i suoi accessori.
Sergio Mazza, architetto e designer, progettò questa poltrona sulla scia degli esperimenti iniziali avviati dai designer di Artemide quali Angelo Mangiarotti, Vico Magistretti con i suoi 45 tavoli impilabili Demetrio, e lo stesso Mazza con la sua poltrona Mida.
Il modello originale della poltrona Toga fu realizzato in legno e i pochi prototipi prodotti
usando questo modello furono fabbricati con un rivestimento di fibra di vetro immerso in resina di poliestere, lo stesso procedimento usato per le barche, i caravan o le carrozzerie delle auto.
La Toga prodotta in serie, invece, fu creata utilizzando uno stampo d’acciaio e la sedia vera e propria fu realizzata con un sistema di stampaggio a iniezione e una rifinitura con
resina ABS termoplastica particolarmente forte, robusta e colorata.
La caratteristica più particolare della poltrona Toga è che non seguì un design classico di poltrona ma diede vita a una singola struttura prodotta in un pezzo stampato individualmente e messo ergonomicamente a punto quasi su misura.
Il suo volume compatto permetteva di imballarla in un involucro pressoché quadrato e grazie alla sua forma risultava anche perfettamente impilabile.
Con ogni probabilità la Toga è uno dei pezzi strategici di Artemide in termini di sperimentalismo tecnico e di design non convenzionale.
Nel suo armonioso connubio di materiale, forma e colore è un contributo straordinario all’estetica della plastica di quel periodo.