L’idea di progettare una sedia a sbalzo utilizzando un unico stampo viene a Verner Panton a fine degli anni 50. Da solo Panton, realizza un modello in polistirene, carica la moglie (Marianne) in auto e gira tutta l’Europa con il prototipo della sedia nel baule dell’auto alla ricerca di un produttore.
E’ così che i coniugi arrivano a presentare il prototipo a Willi Fehlbaum di Vitra, scocca la scintilla: è il primo a credere nel visionario progetto. La coppia si trasferisce quindi a Basilea per seguire direttamente lo sviluppo della produzione in serie.
Nel 1967, dopo quasi dieci anni dal progetto inizia la produzione della sedia da parte di Vitra, che raccoglie la sfida e mette sul mercato il primo modello di Panton.
Il risultato è straordinario, strepitoso.
Succede l’irrimediabile: verso la fine degli Anni ’70, Vitra ferma la produzione, troppo costoso produrla e con il tempo il materiale (Luran S stampato ad iniezione ASA) si deteriora.
Vitra però non cestina l’idea e negli Anni ’80 grazie al nuovo procedimento di stampa con schiuma poliuretanica rilancia Panton Chair verso nuovi successi, con nuove possibilità cromatiche, mantenendola identica nella forma iconica.
Riprende il successo inarrestabile, merito del design sinuoso, pensato per accogliere e seguire le linee del corpo, dei tanti colori vivaci, perché come spiegava Panton “si sta seduti più comodi su un colore che ci piace”, dell’innovativo e versatile materiale che la rende perfetta ovunque, outdoor compreso.
Nel 1995 conquista la copertina di Vogue Inghilterra; nel 2006 si replica in una versione Junior, creata in scala per i bambini (con il consenso della moglie Marianne, in quanto Verner è deceduto).
E oggi? Questa sedia che ha saputo stravolgere le leggi del design e resistere alle mode, senza cambiare forma, ma con colori sempre nuovi, occupa il meritato posto d’onore nella storia del design.
Una chicca: il prototipo originale, quello che ha girato tutta Europa nel baule dell’auto della coppia Panton, è custodito al Vitra Design Museum.
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