A fine anno generalmente, mi vengono offerti dei calendari; da appendere o appoggiare mi seguiranno per l’intero anno ripetendo ad ogni fine mese il rito del giro pagina.
Ma che ruolo hanno i calendari al giorno d’oggi?
Abbiamo orologi, cellulari, computer, tablet con agende digitali sempre pronti a dirci cosa e quando dobbiamo fare qualcosa; addirittura ci possono avvisare con largo anticipo a seconda di come regoliamo le impostazioni.
Ma chi ama il design, sa svincolarsi dalla funzionalità dell’oggetto facendo emergere l’anima più recondita del feticista che è in se.
Quindi perché non mandare al diavolo tutte le diavolerie moderne e pensare all’arredo di un angolo della propria casa con un calendario perpetuo?
E quando si parla di calendario perpetuo non si può non fare riferimento a quelli ideati da Enzo Mari per la ditta Danese.
Il geniale designer piemontese propone nel 1959 il Calendario Bilancia, nel 1963 il bellissimo Formosa (che prima o poi farà parte della mia collezione) ed infine nel 1967 Timor, in mio possesso.
Per tutti, attraverso il gesto umano, si pone l’attenzione sul tempo: ogni giorno manualmente siamo “costretti” ad aggiornare il nostro tempo e quindi porre attenzione sul trascorrere dello stesso.
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