La lampada da tavolo E63 di Umberto Riva

La lampada E63, concepita per un concorso bandito da Artemide nel 1963, è uno dei primi esperimenti di Umberto Riva sul design della luce. La pensò come una scultura ispirata a Constantin Brâncusi, ma da produrre in grande serie, stampando un foglio di materia plastica o metallo.

È un oggetto di design industriale, leggero e flessibile: infatti il paralume è regolabile, la lampada si può appendere, il sistema d’accensione è evidente, i pezzi che la compongono sono economici ed espliciti.

Negli anni successivi il prototipo evolve attraverso diversi produttori: Centro Fly (1963) in alluminio, Francesconi (1969) in ABS, FontanaArte (1991) in alluminio, fino alla recenti riedizioni più raffinate e costose di Antonia Jannone (2015) in acciaio, rame e bronzo e, Tacchini (2017) in acciaio.

La forma “a becco” del paralume ricomparirà in seguito in progetti a tutte le scale, come nella finestra del suo appartamento in via Paravia a Milano (1965-67), nei tavoli di Casa De Paolini (1985), nella corte di Casa Miggiano a Otranto (1990-1996) e in molti quadri.

Il profilo della E63 sarà ripreso anche in modelli come la Lem (VeArt Scorzè 1973, Antonia Jannone 2015) e la Dilem (FontanaArte 1975), in cui oltre al paralume colorato vengono variamente concepiti il rapporto tra struttura metallica (un esile stelo ricurvo) e filo, base e morsetti.

Un curioso riconoscimento per questa famiglia di lampade è giunto a sorpresa da Hollywood: la E63 compare sul set del film Blade Runner 2049, uscito nel 2017, la cui futuristica ambientazione produce un divertente cortocircuito temporale per una lampada disegnata ormai parecchio tempo fa.

La struttura, con gli elementi di collegamento dei suoi tre blocchi funzionali ben delineati e in evidenza, insieme alla forma scelta per le sue componenti contribuiscono a renderla formalmente plastica come fosse una scultura.

Questa lampada riflette la complessità intellettuale del suo ideatore, Umberto Riva: in parte architetto, in parte designer, in parte artista, in parte domatore di luce, e un sacco di tutte queste cose.

Una lampada da tavolo progettata con grande precisione, caratterizzata da linee semplici attorno ad ampie superfici, che sembrano dare una forma solida alla luce stessa: acciaio, quasi un’armatura, a protezione della preziosa fonte.

Classe 1928, milanese, Umberto Riva ha studiato architettura a Venezia. Dal 1960 progetta edifici, interni e oggetti animato da uno stesso approccio pragmatico da “architetto-artigiano”, partendo dal disegno, dallo studio del contesto e dalla sperimentazione con i materiali, accostati in modo da esaltarne le caratteristiche intrinseche, ognuno valorizzato per le proprie potenzialità.

Nelle sue lampade il rispetto per i materiali e la cura dei dettagli, frutto di un lavoro in sinergia con gli artigiani espressione di una produzione lontana dai principi dell’omologazione, le trasforma in pezzi preziosi, da collezione, opere d’arte in formato domestico.

Adoro questa lampada e non capita così spesso. La sento come un amico. Questa lampada rappresenta gran parte della mia storia professionale, del mio approccio alla realizzazione dei primi progetti. Inizialmente questa lampada avrebbe dovuto essere in plastica, ma con il metallo ha ottenuto forme asciutte e precisione dei bordi. Pensa alla potenza che si ottiene con questi materiali rigidi, risultato impossibile da avere con la plastica. È una forma aperta. Uno stampo avrebbe dovuto essere uno stampo.” Umberto Riva.

A catalogo Tacchini.

 

Lampada E63 di Umberto Riva per Tacchini

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