La lampada Chiara di Mario Bellini

Nel 1969, Mario Bellini disegna per Flos la lampada da terra Chiara che ha appena compiuto cinquant’anni.

Per festeggiarla Flos l’ha rieditata (con diverse dimensioni, finiture e lampadina a led) nella originale versione da terra e in un’altra versione da tavolo.

Nel suo libro “Il design spiegato ai bambini” lo stesso Mario Bellini racconta: “A me non piacciono le lampade che fanno vedere le lampadine perché danno fastidio agli occhi.

Allora ho sempre disegnato lampade come piacciono a me. Pensando prima a come fare la cosa giusta quando viene buio e poi alla forma da dare a questa luce.

La caratteristica di questa meravigliosa lampada deriva dal fatto che è realizzata in un unico “foglio” piegato su se stesso, come un lucido mantello di acciaio inossidabile.

La genesi della lampada Chiara, la spiega direttamente Mario Bellini:

Un giorno ero nel mio studio e mi è venuto in mente che si sarebbe potuto utilizzare la luce nel modo in cui si manifesta nel nostro ambiente e nel nostro paesaggio, mai diretta, ma spesso attraversata dalle nubi o riflessa dagli oggetti, dai muri e dalle superfici.

Quindi anziché dire “disegniamo una lampada” mi sono detto “disegniamo un apparato che sia in grado di prendere la luce da una sorgente artificiale e rifletterla nell’ambiente con una certa intelligenza e grazia”.

Domandarselo non è stato così complicato, ma poi viene il momento più difficile: che cosa fai in questi casi?

Ho preso una forbice, un grande foglio di cartoncino e ho iniziato a tagliare qualche cosa che potesse diventare un cilindro con alla sommità un cappello più largo che, ricongiunto sul lato destro e sinistro, avrebbe potuto servire da riflettore della sorgente di luce ospitata nella base.

E così è stato.

Il nome Chiara viene giustificato dal designer in questo modo:

Il nome Chiara significa qualche cosa di chiaro ma la parola chiaro è una parola che si usa molto nel nostro linguaggio (parliamoci chiaro, vediamoci chiaro).

Ci sono anche delle espressioni dialettali lombarde di dire “fai luce” che usano la parola chiaro. Chiara è anche il nome di una delle mie figlie.

Inizialmente il progetto di Chiara nasce da un semplice foglio di cartoncino per poi passare successivamente ad un foglio di acciaio inossidabile che è stato tagliato in modo da poter essere avvolto in un cilindro, con tre tagli alla base in corrispondenza dei tre anelli che sorreggono la lampada, dove si avvita la lampadina ora a led.

Il cappello soprastante a chiudere il cilindro è disposto a 45 gradi, contribuisce a rendere leggera e carismatica la lampada.

Una lampada scultoria ed evocativa che si impone ad essere protagonista assoluta dell’ambiente tramite una identità forte ed ironica: non sembra il cappello di una monaca?

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