Angelo Mangiarotti

BIOGRAFIA

Angelo Mangiarotti nasce nel 1921 a Milano, ove si laurea in architettura al Politecnico nel 1948.

Dal 1953 al 1954 è visiting professor all’Institute of Technology di Chicago e partecipa al concorso per il loop della città.

Nel periodo frequenta Frank Lloyd Wright, Walter Gropius, Mies van der Rohe, Konrad Wachsmann.

Rientra in Italia e apre uno studio a Milano nel 1955 con Bruno Morassutti.

Il sodalizio cesserà nel 1960.

Del 1958 è la macchina per cucire portatile Salmoiraghi: modello 44.

Disegna nel 1967 il Cub8 per Poltronova.

Collabora inoltre con Cassina, Knoll, Artemide, Colle.

Progetta nel 1974 lo stabilimento Snaidero a Majano del Friuli e per l’industria omonima il sistema modulare per cucina Cruscotto; il prototipo viene accolto nella collezione design del MOMA di New York.

Nel 1989 fonda la Mangiarotti & Associati con sede a Tokyo.

Attivo nel campo dell’urbanistica e dell’architettura, sperimenta le tecniche della prefabbricazione e della produzione industriale.

Gli viene assegnato it Compasso d’Oro alla carriera nel 1994. La Technischen Universität di Monaco gli conferisce la laurea honoris causa in ingegneria nel 1998. Muore a Milano nel 2011.

 

ANGELO MANGIAROTTI DESIGNER

Angelo Mangiarotti (Milano 1921 – Milano 2011) è un autore assolutamente originale nel vasto panorama dell’architettura internazionale: Maestro italiano dello stile e capace di esportare la propria idea e la propria filosofia progettuale nel mondo.

La carriera dell’architetto Mangiarotti ha inizio nei primi anni ’50 e da subito le sue realizzazioni si rivelano come modelli di riferimento per il mondo dell’architettura e dell’ingegneria, come pure del design e dell’arte contemporanea.

Insieme a Ponti, Nervi e Piano è stato uno dei pochi architetti italiani ad essere stato in grado di esportare la propria idea e la propria filosofia di progetto e in tal senso è un autore assolutamente originale.

Ha iniziato il suo percorso  nei primi anni cinquanta e da subito si impone con le sue realizzazioni che diventano modelli per l’architettura, l’ingegneria, il design e l’arte, grazie alla capacità di fare conversare tutte queste discipline all’unisono.

Esempio raro è stato progettista unico nel suo essere insieme architetto, designer e scultore

Quanto alla vocazione: “Quando venne il momento di iscrivermi alle scuole superiori scelsi di studiare per diventare geometra.

Mia madre, al contrario, voleva facessi il ragioniere per poter essere d’aiuto nel negozio di famiglia.

Fu l’inizio del cammino che mi portò a diventare architetto. L’interesse per l’architettura e per il disegno mi condussero poi all’Accademia di Brera.

Di ritorno in Italia dopo l’esperienza all’Illinois Institute of Technology di Chicago, ho provato a scostarmi un po’ dalla mia formazione.

Ho tentato una strada abbastanza autonoma, direi; posso dire di aver cercato di fare del mio meglio”.

Degli altri si è sempre curato: “Nei miei progetti, ho sempre cercato che le esigenze delle persone partecipassero alla definizione dell’opera.

Direi che il punto di partenza fondamentale, per progettare un oggetto di design, risiede nell’utilità che questo ha per la gente.

Un oggetto che non nasce da una necessità non può essere neppure considerato come appartenente a questa categoria, il design“.

E poi la materia: “Le mie opere sono sempre nate dall’interesse, la curiosità, che ho per la materia e i modi possibili di lavorarla; per poi trovare soluzioni spesso anche al limite, direi.

Bisogna sempre porre molta attenzione alla scelta dei materiali con i quali sarà realizzato un oggetto, poiché si stabilisce un rapporto con la forma sempre molto delicato.

L’innovazione tecnologica rappresenta uno degli aspetti fondamentali per il lavoro del designer, ma non deve portare all’esasperazione della tecnica a scapito di altri aspetti“.

Negli ultimi anni della sua vita si è molto dedicato alla scultura: “Il mio rapporto con la scultura si è sviluppato molto lentamente nel corso degli anni: ho cercato di dedicarmi a questa pratica con una buona dose di autocontrollo;

a differenza del design, non c’è un rapporto così stretto tra la forma e la sua correttezza in termini di utilizzo.

Mi dedico più alla scultura oggi rispetto al passato semplicemente perché la mia maturazione in questo senso ha richiesto un periodo molto lungo“.