BIOGRAFIA
Charles-Edouard Jeanneret, detto Le Corbusier, nasce nel 1887 a La Chaux-de-Fonds, in Svizzera, ove frequenta la scuola di arti applicate.
Dal 1906 al 1914 viaggia in Europa studiando maestri dell’architettura del passato.
A Berlino lavora nello studio di Peter Behrens e conosce Walter Gropius e Mies van der Rohe. Si stabilisce a Parigi nel 1917.
Nel 1919 fonda la rivista d’avanguardia “L’Esprit Nouveau“, che dirigerà fino al 1925.
Nel 1922 apre uno studio in Rue de Sevres e vi associa il cugino Pierre Jeanneret e, successivamente, Charlotte Perriand.
Nel 1925 progetta il Pavilion de l’Esprit Nouveau per l’Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes.
Nel 1928 presenta Voiture Maximum. Nello stesso anno disegna i mobili che verranno riproposti da Cassina nel 1964.
Nel 1929 espone il secondo esempio di Machine à habiter al Salon d’Automne di Parigi. Dai primi anni trenta si dedica di massima all’architettura e all’urbanistica.
Tra i suoi progetti più conosciuti: la Ville Savoye del 1929, Ville Radieuse del 1935, la cappella di Notre Dame-Du-Haut a Ronchamp del 1954, l’Unité d’Habitation di Marsiglia del 1952. Muore a Cap-Martin nel 1965.
LE CORBUSIER DESIGNER
Nel Pavilion de l’Esprit Nouveau, progettato nel 1925, Le Corbusier realizza Machine à habiter, un nuovo tipo di unità abitativa:
“Compresso in uno spazio ridotto vi era un interno domestico arredato in modo da utilizzare al massimo lo spazio disponibile”, commenta John Heskett, “impiegando quanto più possibile componenti ed arredi unificati di produzione di serie, in modo da rendere l’impressione delle possibilità della vita moderna.
Le parti strutturali, pareti, pavimenti e infissi erano tutti elementi unificati; le porte metalliche erano fabbricate dalla ditta di mobili da ufficio Ronco; credenze ed altri arredi facevano parte dello stesso sistema modulare che presiedeva e unificava le proporzioni dell’insieme”.
Machine à habiter è quindi il sistema che permette la definizione degli spazi-ambiente.
“Alla base del nuovo arredamento”, spiega Renato De Fusco, “vi sono i casiers standard, cioè una specie di contenitori modulari e componibili.
Questi possono essere incorporati ai muri. Appoggiati ad essi o servire da elementi divisori tra un ambiente e l’altro…e quindi fanno si che lo spazio interno di ciascun alloggio sia praticamente libero e inarticolato: si comprende tutta l’importanza di aver distinti gli elementi d’arredo in fissi (i casier standard) e mobili (sedie, poltrone, tavoli etc.).
Infatti i primi possono sostituire completamente vecchi muri divisori e diventare gli unici elementi che formano lo spazio di ogni ambiente, mentre i secondi sono quelli che occupano”.
Ecco allora come nel confermare e sviluppare il sistema casiers standard, Le Corbusier presenta, con gli associati Pierre Jeanneret e Charlotte Perriand, al Salon d’Automne di Parigi nel 1929, quei mobili che aveva progettato nel 1928.
“Questo codice corbusiano”, continua De Fusco, “la riduzione di tutta l’organizzazione della casa in elementi fissi e mobili, la distruzione di ogni legame morfologico fra loro, l’enfasi posta sulla singolarità di ogni mobile alla stregua di un product design, etc.
rappresenta una idea cosi forte da rimanere invariata al variare della moda, dei modi del gusto, delle abitudini e dei costumi nei vari paesi, per quanto gli elementi materiali che la esprimevano siano rimasti irrealizzati, non siano entrati nella produzione di serie per tutti gli anni in cui visse Le Corbusier, o quasi”.
I mobili del 1928, infatti, verranno editi solo nel 1964 da Cassina, che inaugura con Le Corbusier la collezione I Maestri: LC1, fauteuil a dossier basculant; LC2, LC3, fauteuil grand comfort; LC4, chaise longue à réglage continu; LC6, tavolo; LC7, siège tournant, fauteuil.