Fin dall’inizio la Apple si è posta standard molto alti sia in materia di hardware per computer sia di design di interfaccia, ambiti da altri produttori ma per altro mai raggiunti.
Il Macintosh nacque nel 1982 da un approccio umano al design condiviso da Steve Jobs (cofondatore della Apple Computer) e Hartmut Esslinger (fondatore della frogdesign).
Fondata nel 1976, a soli cinque anni di distanza dalla commercializzazione del primo microchip 4004 CPU della Intel, la Apple stava tentando di portare i computer alla portata di un pubblico più vasto, e di espandere il proprio potenziale.
Nel 1981 meno del tre percento della popolazione statunitense possedeva un computer in casa, e Apple decise di offrire quindi una nuova grande opportunità.
In particolare, decise di ignorare deliberatamente il mercato delle imprese, dominato dalla IBM, e di concentrarsi sul quello privato. Pare che Jobs abbia addirittura dichiarato: “l’IBM sta prendendo un granchio; vende personal computer come macchine per l’elaborazione dati e non come strumenti per la singola persona”.
Il Macintosh, con la sua superficie esterna beige e il monitor integrato, i dettagli ridotti al minimo (ma eleganti) e uno schermo da 9 pollici, fu pertanto concepito come un prodotto facile da utilizzare e sufficientemente piccolo da potersi adattare all’ambiente domestico.
Lanciato il 24 gennaio del 1984, aveva soli 128 K di memoria, ne tastiera numerica ne tasti di funzione, sacrificati per motivi economici.
La frogdesign, condivideva quest’etica umana, e aveva sovvertito il motto di Sullivan secondo cui “la forma segue i sentimenti”.
Furono i precedenti lavori svolti per la Wega e la Sony a richiamare l’attenzione di Jobs su Esslinger, e insieme svilupparono un linguaggio sofisticato, olistico e duraturo che interessò con successo il prodotto, il marchio e l’azienda, creando un precedente per gli anni Novanta, interamente incentrati sul marchio.
Presentando con efficacia il brand Apple a un pubblico internazionale più ampio, il computer Macintosh fu curato come un piccolo tempio offerto alla venerazione degli utenti (valori conservati con successo ancora oggi), spesso immortalato in finti giardini zen con la ghiaia delicatamente rastrellata tutto intorno alla base del monitor e accanto alla tastiera, con l’intento precipuo di suggerire un’atmosfera di quieta contemplazione e di benessere spirituale.
Il suo design, con l’interfaccia semplice e funzionale, ha giocato un ruolo basilare nello spazzare via il timore che molti utenti potenziali nutrivano nei confronti dei computer.
Un grande stimolo è stato dato anche da quello strano fenomeno chiamato home computing, cioè I’utilizzo domestico del computer, offerto da un prodotto che aspirava a essere più un amico che un avversario.