Ignazio Gardella

BIOGRAFIA

Ignazio Gardella nasce nel 1905 a Milano, ove nel 1931 si laurea in ingegneria civile.

Conseguita la laurea in architettura allo IUAV di Venezia, vi insegna dal 1949 al 1975. Con Samonà, Rogers e Albini istituisce i seminari internazionali estivi del CIAM.

Nel 1949 fonda Azucena con Magistretti, Corradi Dell’Acqua e Caccia Dominioni. Il tavolo Ditirambo sarà il primo oggetto messo in produzione.

Nel 1951 progetta il PAC, galleria d’arte contemporanea a Milano presso la villa Reale.

Nel 1953 suoi arredi vengono presentati alla Biennale italiana di Stoccolma e nel 1955 gli viene assegnato il premio nazionale Olivetti per l’architettura.

Del 1957 è la poltrona Digamma per Gavina. Nel 1958 progetta la mensa per Olivetti a Ivrea.

Tra il 1958 e 1960 gli interni dell’aereo Douglas DC-8 Alitalia. Con Anna Castelli, nel 1967, disegna una serie di mobili per Kartell.

Riceve il diploma di I classe ai Benemeriti delle scienze e della cultura rilasciato dal Presidente della Repubblica italiana nel 1996.

Muore a Milano nel 1999.

 

IGNAZIO GARDELLA DESIGNER

La mia educazione formale è iniziata molto presto”, dichiara Ignazio Gardella a Cristina Morozzi.

io appartengo a una famiglia di architetti: mio padre era un architetto, mio nonno pure, mio bisnonno era un architetto abbastanza noto di Genova che, tra l’altro, aveva lavorato insieme con Carlo Barabino alla costruzione del Carlo Felice.

Mio padre ci teneva molto a questa tradizione famigliare. Ho iniziato a dieci/dodici anni con mio nonno, che abitava con noi, a disegnare colonne e modanature sui libri del Canina, del Vignola, etc.

Un’esercizio che allora mi sembrava noiosissimo ma che credo sia stato abbastanza importante per la mia formazione di architetto.

I miei maestri sono tanti. Prima di tutto Le Corbusier, che è stato maestro per tutta la nostra generazione.

Io ho avuto molta attenzione per Alvar Aalto… L’architettura finlandese, soprattutto quella di Alvar Aalto che si liberava già da una soggezione troppo stretta all’utile e al funzionale, mi sembrava motto interessante”.

Scrive Marco Porta: “Nell’ambito della formazione delle attività di designer di Gardella si ripropone il problema di fondo che ha caratterizzato l’affermazione della sua architettura: cioè la volontà di contestare radicalmente ogni accentuazione retorica….

Il suo design nasce e si fonda dunque su una interpretazione del problema della funzione come controllo interiore dei rapporti.

Il suo disegno degli elementi di arredamento di interni si distingue per una decisa pulizia dei profili ed una semplicità naturale dell’impianto strutturale, nel quale la cadenza lineare è l’ordito di base.

L’oggetto è costantemente ricondotto alla estrema semplicità di risposta strutturale e formale nei rispetti della problematica posta della funzione della tipologia affrontata.

Nei suoi elementi di arredo non vi è mai una forte caratterizzazione al di fuori della funzione suggerita, nessun atteggiamento fantastico ma una rigorosa applicazione della interpretazione razionale della occasione posta dalla funzione.

Gardella designer è un rappresentante tipico, di una condizione di cultura tesa a rivendicare radicalmente l’entità della ragione quale strumento di una possibilità di controllo e di elaborazione interiore: il segno di una cultura profondamente moderna”.

 

la poltrona Digamma del 1957 per Gavina

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