La motocicletta Ducati Monster M900 di Miguel Galluzzi

La Ducati Monster M900 ha portato con se un’invasione di motociclette cosiddette naked, che puntavano direttamente al crescente mercato del cruising.

Tutto aveva avuto inizio con i giovani biker della periferia di Pasadena, un quartiere di Los Angeles, alla fine degli anni Ottanta Miguel Galluzzi, che era arrivato dall’Argentina per studiare design automobilistico all’Art Center College of Design, aveva tratto ispirazione dal modo in cui i ragazzini del posto preparavano le loro moto sportive giapponesi dall’aspetto un po’ scialbo.

Facendo a pezzi le carenature e togliendo parti superflue, le trasformavano in “nudi” (naked, appunto) razzi da strada Galluzzi comprese lo spirito grunge che animava questa affascinante moda e che rispecchiava perfettamente la musica, l’abbigliamento e l’atteggiamento dell’emergente “era di Quentin Tarantino” nella California meridionale.

Galluzzi non intendeva di certo farsi promotore di una rivoluzione con il suo lavoro alla Ducati, ma nelle ore di straordinarie riuscì ad assemblare una concept bike composta da pezzi provenienti da altre Ducati.

II risultato è una moto leggera e compatta che pesa solo 185 chilogrammi, un vantaggio dal punto di vista della maneggevolezza, in particolare per le donne.

La Monster è priva di carenatura e il suo unico evidente carattere stilistico è il serbatoio bombato.

Il successo del marchio Ducati nelle gare ne garantiva naturalmente il pedigree, ma gli sforzi dell’azienda a quei tempi erano diretti a sviluppare un’emergente versione di moto da strada in pura versione racing.

Ducati si lanciò perciò in una grossa scommessa, presentando la M900 al Salone della Moto di Colonia nel settembre 1992.

Inizialmente, l’azienda ne progettò una serie a edizione limitata, ma la moto fu un tale successo che divenne la Ducati più venduta dell’ultimo decennio, con previsioni che fanno sperare in una produzione di molti anni a venire.

L’epiteto Monster fu attribuito alla motocicletta M900 dallo stesso Galluzzi: “Il suo nome non è mai stato realmente italianizzato in Mostro, come molti pensano. lo I’ho sempre chiamata Monster”.

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