La lampada a sospensione Bulbo 57 di Achille e Pier Giacomo Castiglioni

Con il Bulbo, i progettisti ridiscutono le caratteristiche tecniche dell’apparecchio illuminante industriale ad incandescenza da 1000 watt, eliminando l’attacco a vite (la “virola”) e accorciando il lungo collo dell’ampolla di vetro, fino ad ottenere un luminoso bulbo trasparente, di forma quasi sferica.

Collegandolo in serie a un identico bulbo, ne risulta dimezzata la potenza: il filamento di tungsteno diventa l’elemento decorativo essenziale, assumendo un colore rossastro e anabbagliante che consente la lettura del disegno tecnico della fonte luminosa.

L’ambiente viene cosi investito da una luce di minore intensità; significativo per una lettura critica il commento di Achille Castiglioni del 1985: “una lampada sbagliata, una lampada irrazionale, non da produzione in serie, ma lampada per il divertimento, anche perchè legata a dei cordini con dei contrappesi: si poteva giocare a farla andare su e giù come una bolla di sapone“.

L’apparecchio viene ideato nel 1957, in occasione della XI Triennale, ma la produzione, da parte della Leuci di Lecco, è stata limitata nel tempo.

Nel progetto dell’esposizione, quando la lampada era collegata in serie a un’altra, il suo potenziale veniva drasticamente ridotto e il filamento interno assumeva un colore rossastro, che regalava una luce calda, ambientale, di leggera intensità.

Nell’edizione 2019 di Flos il filamento in tungsteno è riprodotto ma con fonte a LED, mantenendo lo stesso colore e intensità della luce esattamente come per l’originale

Nel caso di Bulbo la regola della semplificazione è di comprensione immediata.

Questa lampada è infatti una sintesi di redesign e ready made: da una grossa lampadina industriale viene abolita la virola dell’attacco a vite e accorciato il collo dell’ampolla fino a ottenere una forma quasi sferica, come una bolla di sapone.

Al suo interno il classico filamento diventa elemento distintivo, decorativo e illuminante. La stessa fonte di luce mette in evidenza il disegno tecnico che connota la lampada oltre a farla funzionare.

L’apparecchio di illuminazione è realizzato in borosilicato soffiato che permette di avere una notevole resistenza agli urti ed eccellente trasparenza grazie al suo basso spessore.

Il filamento LED è mantenuto in posizione da una struttura in molibdeno inglobato da una cannula, sempre in borosilicato, che a sua volta estrae l’aria ed evita la condensa interna.

I filamenti che portano la tensione di rete alloggiano in un passacavo, per rispondere alle esigenze delle normative standard di sicurezza.

La fonte luminosa è un filamento flessibile di micro-LED lungo 225 mm a tensione di rete che grazie ad un’elettronica customizzata consente, con i più comuni dimmer triac, la gestione del flusso luminoso che è di 210 – 450 lumen.

La temperatura della luce a 2200°K è stata voluta con l’intento di replicare quella dell’incandescenza tradizionale. Così come l’elevato CRI (pari a 95), che garantisce un alto standard di qualità della resa cromatica.

I due apparecchi vengono installati a soffitto con un rosone in policarbonato da cui partono i cavi di tensione. È inoltre possibile creare installazioni personalizzate grazie ai due fili di nylon che sorreggono gli apparecchi ai due supporti da fissare a soffitto.

Dopo la mostra della Triennale nel 1957, quattro lampade Bulbo furono installate nella casa di Achille e due furono sistemate nello Studio in Piazza Castello 27 a Milano, ora sede della Fondazione Castiglioni, dove sono ancora in mostra.

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