BIOGRAFIA
Corradino D’Ascanio nasce nel 1891 a Popoli (Pescara).
Studia al liceo Ferdinando Galiani di Chieti e si laurea in ingegneria meccanica al Politecnico di Torino nel 1914.
Si trasferisce negli Stati Uniti nel 1918, in qualità di segretario tecnico di Ernesto Pomilio, Ammininistratore delegato della Pomilio Browers Corporation.
Collabora inoltre con il progettista Ugo Veniero D’Annunzio, figlio di Gabriele, al Technical Buro of Construction della Caproni Aeroplanes di Detroit. Rientra in Italia nel 1919 e apre uno studio a Popoli.
Del 1929 è il brevetto dell’elicottero a stabilità automatica e comandata.
Nel 1930 il D’At3 conquista tre primati internazionali: durata con ritorno senza scalo, distanza in linea retta senza scalo, altezza sul punto di partenza.
Nel 1931 D’Ascanio assume la direzione dell’Ufficio Studi della sezione eliche presso la Piaggio di Pontedera.
Dal 1937 al 1961 insegna disegno e progetto di macchine alla facoltà di Ingegneria di Pisa.
Nel 1945 Enrico Piaggio lo incarica del progetto MP6.
Al prototipo costruito nel 1946 verrà dato il nome Vespa. Nel 1961 D’Ascanio conclude la sua attività con la Piaggio e inizia a collaborare con l’Agusta.
Muore a Pisa nel 1981.
CORRADINO D’ASCANIO DESIGNER
“E’ il 1945 quando Enrico Piaggio”, scrive Ugo Volli, “per riconvertire nel dopoguerra la sua industria aeronautica di tipo militare, decide di mettere in produzione la Vespa.
Lo scooter disegnato con grande sapienza formale da un progettista inventore come Corradino D’Ascanio, fu il primo a carrozzeria strutturale, un’idea tanto geniale da resistere fino ai nostri giorni…
Il motore è completamente racchiuso, per evitare di sporcare i vestiti del pilota e del passeggero, la posizione di guida è la più comoda possibile, le ruote sono facilmente sostituibili, infatti, ha la possibilità di alloggiare a bordo anche quella di scorta, si può finalmente salire con la massima facilità e l’operazione di parcheggio non comporta sforzi”.
Spiega Giampiero Bosoni: “La parola inglese scooter, che significa monopattino, indica con molta precisione l’idea originaria che ha portato alga creazione di questa nuova forma di veicoli.
La pedana, elemento caratteristico del monopattino, diventa una parte essenziale nella struttura dello scooter.
Questa rivoluzionaria impostazione del mezzo di trasporto ha, come conseguenza, un nuovo modo di viaggiare, che denuncia quanto sia lontano il grado di parentela con la tradizionale motocicletta.
Nelle caratteristiche essenziali, lo scooter fu concepito e realizzato, in prototipi, già negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale…
Tuttavia, la tecnica di allora, ancora inadeguata a garantire una struttura sufficientemente robusta, non consenti di suffragare la felice intuizione.
L’idea venne ripresa più tardi, durante i primi anni della seconda guerra mondiale, da alcune aziende americane che produssero serie di veri e propri scooter, come il Cushman del 1941”.
I miniveicoli accompagnavano il lancio dei paracadutisti anglo-americani, per favorirne la mobilità quando toccavano terra in zona operativa.
Se, di fatto, non assolvono il compito, costituiscono antefatto progettuale cui fanno riferimento gli scooter del dopoguerra.
Nella Primavera del 1945, infatti, Enrico Piaggio assiste alle prove su strada dell’MP5: “il cosi detto Paperino”, precisa Iolanda D’Incecco, “un motociclo disegnato dall’ingegner Spolti, con caratteristiche simili al veicolo paracadutato dagli americani durante la guerra: l’esame non è positivo, Piaggio affida il progetto all’ingegner D’Ascanio.
Nei primi mesi del 1946 viene costruito prototipo dell’MP6, il brevetto è registrato a Firenze e si racconta che il Dottor Piaggio nel vederlo commentasse: Questo veicolo e l’ideale per donne e preti, ma come farà a reggere due persone con quel…vitino di Vespa? e Vespa è stata”.