Sebbene sia originario del mondo islamico il caffè sembra aver trovato in Italia una patria d’elezione e una nuova identità.
In Italia il caffè cessa di essere una bevanda per diventare un rito moderno, una carica esplosiva di futuristica energia. Il caffè italiano si riassume in una sola parola: espresso.
Fu a Milano che nacque l’idea di ottenere il caffè con la forza del vapore sotto pressione.
Nel 1905 le macchine a caldaia verticale della Pavoni cominciarono ad apparire nei bar dove esperti macchinisti producevano minuscole, intense dosi di scuro caffè.
Ma si trattava di macchine complesse e ingombranti per un uso domestico.
Fu Alfonso Bialetti a inventare nel 1933 una macchinetta in grado di riprodurre in casa un vero caffe espresso.
La caffettiera Moka Express e, a dire dell’azienda che la produce, l’unico oggetto industriale che dal lancio, avvenuto nel 1933, non ha subito alcun cambiamento.
Questa caffettiera, che consiste di una caldaia e di un bricco, è uno degli oggetti casalinghi più semplici, e più dotati di stile.
La sua forma richiama quella della caffettiera tradizionale alta, ma lo stile è distintamente Art Deco.
La forma ortogonale si stringe nella parte centrale formando una sorta di punto vita, prima di allargarsi in otto facce di metallo lucido che le davano, quando fu lanciata, un aspetto elegante e all’avanguardia.
La caffettiera consiste di tre parti metalliche: il bollitore inferiore, il filtro che contiene il caffe e il bricco superiore dotato di beccuccio.
Per riempire di acqua la caldaia e di caffè il filtro, si svita nella parte centrale. Una volta collocata sul fuoco, l’acqua bollente e il vapore da essa generato salgono di getto nel filtro impregnando caffe in polvere per poi salire e raccogliersi nel bricco sotto forma di caffe liquido appena fatto.
Grazie al suo aspetto gradevole, la Moka ha l’ulteriore vantaggio di poter essere portata in tavola direttamente dal fornello.
II design è di Alfonso Bialetti, nonno del famoso designer e produttore di utensili e oggetti casalinghi Alberto Alessi.
Bialetti si era specializzato nella lavorazione dei metalli a Parigi, dove aveva imparato le tecniche per fondere l’alluminio, prima di aprire una piccola officina a Crusinallo.
Dopo aver prodotto sperimentalmente una serie di piccoli articoli casalinghi, Bialetti si concentrò sul design di una caffettiera, approdando infine allo sviluppo del suo pezzo forte, la Moka Express.
Si dice che Bialetti si fosse ispirato alle prime lavatrici che prevedevano una caldaia nella parte inferiore e una vasca nella parte superiore.
Come materiale decise di utilizzare l’alluminio, perchè si tratta di un metallo che trattiene e trasmette bene il calore, ma anche perchè la sua porosità permette l’assorbimento dell’aroma del caffe intensificandolo a ogni uso successivo.
Oltre alla forma, Bialetti deve it proprio successo anche a un caso fortunato: l’alluminio infatti ossida leggermente a contatto con il caffe, assicurando una bevanda di ottimo sapore.
Prodotta in quantità relativamente piccole fino allo scoppio della guerra, la caffettiera sarà lanciata su scala industriale dal figlio di Alfonso, Renato, nel 1945, superando milione di pezzi venduti già nel 1954.
Tuttora in produzione, la Moka veleggia oramai ben oltre i duecentocinquanta milioni di pezzi.
Per il manico e il pomello Bialetti scelse come materiale la bachelite, perchè essendo resistente al calore evitava scottature alle mani.
Solo recentemente, il coperchio, il pomello del coperchio, il manico e la valvola hanno subito un leggero restyling.