Paolo Venini era un avvocato di Milano e tale rimase fino al 1921, quando all’improvviso la sua carriera prese un’altra strada.
Entrato in società con Giacomo Cappellin, proprietario di un negozio milanese di antiquariato, acquistò una vetreria sull’isola veneziana di Murano.
Quantunque nulla nella formazione lasciasse presagire una carriera da vetraio, egli avrebbe finito col dare un contributo significativo alla rinascita dell’industria veneziana del vetro.
Prima di associarsi con Venini, Cappellin invece aveva spesso collaborato con un soffiatore di vetro, Andrea Rioda, per produrre una linea di pezzi ispirati al Rinascimento da vendere nella sua galleria.
Rioda morì prima di iniziare la nuova impresa, e Cappellin e Venini assunsero quindi, come direttore artistico della neonata azienda Cappellin, Venini & C., il pittore Vittorio Zecchin.
Nonostante ciò, a partire dal 1932 Paolo Venini divenne sempre più coinvolto nella direzione artistica della società, e lavorò con alcuni personaggi chiave dell’architettura e del mondo del design.
Fu proprio nell’ambito di una di queste collaborazioni con il famoso architetto veneziano Carlo Scarpa che gli Esagonali videro la luce.
Questa nuova linea era in netto e deciso contrasto con il vecchio stile veneziano, e utilizzava un vetro soffiato molto sottile e colori trasparenti.
Un simile trattamento, delicato e sobrio, del materiale permetteva di dare maggior rilevanza visiva alla forma dei bicchieri, dimostrando chiaramente la virtuosità tecnica necessaria a produrli, e permetteva altresì di percepire più chiaramente la sottile modernizzazione delle forme, data dalle pareti esagonali e dall’allungamento verticale dei bicchieri.
La Cappellin, Venini e C. durò soltanto cinque anni, periodo fecondo nel quale tuttavia diede il via alla rinascita della produzione di oggetti di vetro. L’impresa sopravvisse comunque alla morte di Paolo Venini, avvenuta nel 1959.