Grazie alla sua geniale penna a sfera, bastarono pochi anni al barone Marcel Bich per consolidare un vero impero industriale e accumulare un ingente patrimonio.
Cosi, all’inizio degli anni settanta, intenzionato a investire gli utili e a diversificare la gamma di prodotti, decise di acquistare la storica azienda francese di accendini Flaminaire.
Come con la penna a sfera, Bich non inventa oggetti, ma ne intuisce le potenzialità.
Di fronte agli economici accendini usa e getta capì che avrebbero potuto imporsi e sostituire definitivamente gli effimeri fiammiferi e i costosi accendisigari.
Bastarono due anni di studi e messe a punto per presentare sul mercato un accendino di plastica colorata e di forma ellittica, a fiamma regolabile, rigorosamente non ricaricabile ma governato da un sofisticato e affidabile meccanismo.
Il successo fu immediato e planetario.
Oggi l’accendino Bic non abita solo milioni di tasche, ma fa bella mostra di se nelle collezioni permanenti di design del MoMA di New York e del Centre Georges Pompidou di Parigi.
Come ne ebbe a scrivere, tempo fa, il semiologo Umberto Eco: “Il capolavoro del design moderno, nato volutamente brutto e diventato bello perchè pratico, economico, indistruttibile, organico e unico esempio di socialismo realizzato che ha annullato il diritto di proprietà e ogni distinzione di stato“.
Originariamente disponibile in molti colori ma in un’unica dimensione, oggi l’accendino è venduto in tre taglie differenti: mini,medium e l’originale dimesnione standard.