Non è necessario aver visitato il Giappone per riconoscere la Teiera Arare.
Benchè probabilmente soltanto i giapponesi siano in grado di indicare il nome di questo modello, I’onnipresente teiera di uso quotidiano in cucina da un capo all’altro del Giappone ha elevato a standard internazionale il suo caratteristico design funzionale.
Realizzata in ghisa, la Arare (che in giapponese significa “grandine”) prende tale nome dalla tradizionale decorazione bugnata che ricopre i due terzi della superficie nera della teiera e che compare inoltre in forma di fascia lungo l’orlo esterno del coperchio.
II beccuccio corto e funzionale passa quasi inosservato al di sotto dell’arco ben definito del manico, innestato a due cerniere alle opposte estremità del bricco.
La diffusione dell’Arare risale al Giappone del XVIII secolo, quando il significato sociale della cerimonia del tè conobbe la sua massima diffusione.
A quell’epoca gli intellettuali giapponesi adottarono il metodo Sencha per la cerimonia del tè in segno di rivolta simbolica nei confronti della più sontuosa cerimonia Chanoya, privilegiata dalle classi dominanti.
Il metodo Sencha, che prevede le foglie intere al posto del tè sminuzzato, offriva un’alternativa meno formate al Chanoya, esentando oltretutto dalle complesse pratiche cerimoniali e dall’uso di utensili più decorativi che funzionali.
Considerato che il Sencha invitava ad assaporare di più il piacere della cerimonia del tè, il mercato si aprì a una teiera meno costosa, che poteva essere prodotta in grandi quantità.
II modello Arare (evoluzione delle precedenti tetsubin, teiere), apparve dunque in questo periodo e si affermò definitivamente nella sua forma attuale nel 1914.
Lo stabilimento più famoso che produce l’Arare, l’Iwachu di Morioko, è oggi la più grande e più, importante fabbrica di utensili in ghisa per la cucina, con cento anni di storia alle spalle.
La teiera Arare, nel design adottato dall’Iwachu, è tuttora in produzione ed è esportata in notevoli quantità in tutto il mondo.