La zuccheriera di Christopher Dresser

Considerato il primo designer industriale professionista  d’Europa, Christopher Dresser progettò una miriade di oggetti e motivi decorativi nel corso di una carriera cinquantennale.

Progettista fra i più, versatili della sua epoca, studiò botanica e scrisse libri sul design decorativo, auspicandone al contempo l’eliminazione in alcuni oggetti, per ragioni di purezza ed eleganza formale.

Una delle sue prime opere in metallo, questa zuccheriera con tre piedi ricca di carattere, apparve nel suo album di schizzi alla meta del 1860 e fu realizzata dalla Elkington & Company, un’azienda con sede a Birmingham.

La forma conica evidenzia il suo gusto per la semplicità, desunto in parte dallo studio della produzione giapponese di oggetti in metallo.

II suo libro Principles of Decorative Design, pubblicato nel 1873, offre ulteriori segni della sua maestria.

Strutturato come un manuale per artigiani alle prime armi, il libro fu usato dall’autore per esprimere le sue teorie sull’importanza del fitness for purpose, cioè dell’adeguatezza di ogni oggetto al proprio uso, e della economy of materials, vale a dire l’economia dei materiali.

Quest’ultima spiega Ia presenza delle due scanalature in rilievo che circoscrivono la sommità della zuccheriera.

La “collana” rinforza la parte superiore del cono, dando a intendere che questo potrebbe essere realizzato in sottile silver plate e implicando quindi un risparmio economico sia per l’artigiano sia per il cliente.

Nel libro Dresser spiega altresì Ia forma dei piedini in termini puramente funzionali.

Insoddisfatto dei piccoli manici applicati a molte zuccheriere, che obbligavano l’utente a infilare il pollice dentro il bordo, e convinto che il cono fosse la forma giusta per un recipiente di questo tipo in quanto aiutava a separare Ia polvere di zucchero dalle zollette, Dresser propose tre piedini che avrebbero allo stesso tempo sorretto il cono e fatto le veci dei manici.

Le gambe e i piedini, simili a quelli di un fumetto, conferirono un tale fascino all’oggetto da renderlo imperituro.

Nel 1991 l’azienda italiana Alessi, che produce una riedizione del pezzo in argento a due piedini, lanciò sul mercato una versione in resina colorata.

Le versione in verde, giallo e blu si affiancarono felicemente alle più frivole creazioni antropomorfiche dell’azienda, sfidando col loro aspetto l’originale che risale a 130 anni prima.

 

la versiuone in resina colorata del 1991

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