La pubblicità è l’anima del commercio, ma il consumo è il motore dell’industria.
Questo principio sembra fosse ben chiaro a King Camp Gillette, che da abile venditore di tappi di bottiglia divenne l’inventore del più celebre rasoio della storia.
L’idea di inventare qualche cosa che si dovesse buttar via e sostituire dopo l’uso gli venne da un suggerimento ricevuto dal suo precedente datore di lavoro, William Painter, geniale inventore dei tappi a corona.
Gillette la declinò nel progetto di un rasoio di sicurezza a lametta sostituibile.
Non era il primo a pensare di ridurre la superficie libera della lama, ma fu il primo a separare il corpo del rasoio dalla lama vera e propria.
Di fatto, oltre all’impugnatura del rasoio e al sistema di alloggiamento della lama, la vera intuizione fu quella di stabilire un solido legame con i consumatori attraverso la messa a punto di un vero e proprio pezzo di ricambio: la lametta a doppio filo usa e getta.
Una soluzione pratica, funzionale, ma soprattutto commercialmente geniale.
Di là pero dei suoi risvolti economico-commerciali, il progetto di Gillette sottende una nozione nuova e moderna del concetto di tempo.
Al valore della durata, di un tempo che si accumula in forma di ricordo e di abitudine the il rasoio risolve nella permanenza del manico, la lametta aggiunge la prospettiva di un presente che continuamente si rinnova net suo avanzare verso il domani.
Il futuro e la nuova dimensione del tempo, un futuro che l’uomo moderno si prepara o si illude di conquistare.
Durante la prima guerra mondiale le forze armate americane ordinarono alla Gilette 3,5 milioni di rasoi e 36 milioni di lamette, contribuendo alla definitiva consacrazione del rasoio.
Purtroppo, nel tempo, il rapporto fra durata e consumo si e ulteriormente sbilanciato; oggi, ogni due anni, la Gillette lancia sul mercato un nuovo modello, spingendo al ricambio non solo delle costose lamette ma del fusto stesso del rasoio.
Fidelizzare il cliente è oramai una regola universale, quasi un ricatto subliminale della pubblicità, ma agli oggetti usa e getta o monouso dobbiamo l’aumento esponenziale dei nostri rifiuti.