Se la tecnica fotografica fu indiscutibilmente un’invenzione europea, chi trasformò la fotografia in una pratica di largo successo e l’apparecchio fotografico in uno strumento popolare fu l’americano George Eastman.
Avvicinatosi alla fotografia per ragioni banalmente turistiche nel 1878, se ne appassionò al punto da iniziare una vera e propria ricerca per semplificare quella che a quei tempi era ancora una tecnica costosa e complessa.
Prima cominciò a fabbricare emulsioni gelatinose fotosensibili che venivano applicate su lastra.
Poi, fondata nel 1881 la Eastman Dry Plate Company con Henry A. Strong, mise a punto un supporto cartaceo per le emulsioni sensibili e quindi, nel 1885, mise sul mercato la prima pellicola fotografica trasparente.
Ma la sua vera intuizione fu quella di offrire al pubblico un servizio completo, dall’acquisto della macchina fotografica allo sviluppo delle fotografie.
Commercializzata nel 1888, la prima macchina fotografica Kodak era venduta con la sua dotazione di pellicola già montata.
Terminati gli scatti, la macchina veniva consegnata a un rivenditore che provvedeva a spedirla ai laboratori di sviluppo e stampa di Eastman, che in breve tempo recapitavano al destinatario le fotografie con l’apparecchio debitamente ricaricato: “You push the button, we do the rest” era l’appropriato slogan che pubblicizzava l’apparecchio e l’impeccabile servizio della Kodak.
Nel 1900 fu la volta della celeberrima Brownie Camera, corpo di cartone pressato e legno, tecnica elementare e prezzo popolare.
Tra l’altro, dobbiamo ai laboratori di ricerca Eastman la prima pellicola trasparente e flessibile, che permise a Thomas A. Edison di mettere a punto la cinepresa nel 1891, preparando la strada ai futuri successi della fabbrica dei sogni di Hollywood.
Alla storia della Kodak sono legati gran parte dei successivi sviluppi della fotografia, dal microfilm alle diapositive a colori e solo l’avvento delle tecniche digitali ne ha appannato i successi.
Se oggi viviamo quella che molti definiscono una civiltà delle immagini, molto lo dobbiamo a George Eastman e alla Kodak.