BIOGRAFIA
Andrea Branzi nasce nel 1938 a Firenze, ove si laurea in architettura e, nel 1964, fonda Archizoom con Gilberto Corretti, Paolo Deganello e Massimo Morozzi.
Esponente di spicco nelle avanguardie, partecipa con quel primo gruppo, nel 1972, alla mostra “Italy: The New Domestic Landscape” al MoMa di New York.
E’ attivo nella vicenda Alchimia a Milano, ove si trasferisce nel 1974.
Negli anni settanta scrive per “Casabella”, “Domus”, “Interni”. Alla fine della decade costituisce il gruppo CDM (Consulenti Design Milano) che lavora sui temi: design primario, decorazione ambientale, progettazione del colore per l’industria.
Nel 1977, per il Centro Kappa, è curatore del libro Il Design italiano degli anni cinquanta e dell’omonima mostra.
Nel 1981 è tra i membri di Alchimia.
II CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione) di Parma acquisisce i suoi progetti nel 1982.
Tra i fondatori della Domus Academy, ne assume la direzione culturale dal 1983. Nello stesso anno e fino al 1987 direttore della rivista “Modo”.
Nel 1987 gli viene riconosciuto il Compasso d’Oro alla carriera. Collabora con Alessi, Cassina, Vitra, Zanotta. Vive e lavora a Milano.
ANDREA BRANZI DESIGNER
Andrea Branzi spiega la sua identità di designer:
“Dai miei primi innovativi progetti di ricerca, sperimentali, fatti in piccola serie a livello artigianale, ho sempre cercato di sviluppare un linguaggio semplice e coinvolgente, di arrivare all’anima delle cose che entrano in rapporto con l’uomo, non che semplicemente servono all’uomo….
Ottant’anni di modernità non sono riusciti a migliorare le nostre case.
Le hanno rese più funzionali, più lavabili, più componibili, più impilabili, ma forse meno abitabili.
Abitare non vuol dire solo usare un luogo o un oggetto.
Oggi finalmente si intende che il rapporto con le proprie cose nella casa non è solo un rapporto di funzione, di prestazione.
Ma è un rapporto complesso con aspetti psicologici, simbolici, letterari, affettivi. Non tutti chiari e razionali.
Io ho raccolto in un libro una serie di progetti destinati alla casa e l’ho chiamato Animali domestici, intendendo con questo che la sedia o il divano o il tavolo che stanno con noi nella nostra casa hanno un’anima e ci sono cari come folletti domestici, sono presenze positive a cui siamo misteriosamente legati.
Questo deve dare la casa e questo deve dare anche il mondo.
Deve saper ricostruire un tessuto affettivo complesso, anche se lo fa in modo artificiale.
Se no è un mondo freddo, gelido. Il design deve essere in grado di fornire questo di tessuto.
E per farlo deve usare dei metodi di progetto che si avvicinano a quelli dell’arte.
Perchè i rapporti intuitivi, simbolici, in parte oscuri, sono tipici della creazione artistica.
Io dico sempre che gli oggetti hanno un’anima, devono avere una loro personalità forte.
…Secondo me conteranno soprattutto le qualità sensoriali. Oggi si dice ancora “ingannato dai sensi” perchè la ragione attribuisce ai sensi una conoscenza superficiale. Infatti, semplificando, l’Ottocento è il secolo del Romanticismo, dei sentimenti e dell’etica, il Novecento è quello del Razionalismo.
Nel secolo prossimo, ma è già in atto adesso, avverrà una specie di rivoluzione sensoriale, cioè si svilupperanno le qualità sensoriali dell’uomo e i sensi verranno considerati iI principale strumento di conoscenza”.