L’incontro nelle aule del Bauhaus a Weimar delle avanguardie di molteplici discipline (artistiche, teatrali, architettoniche, grafiche, fotografiche) ha prodotto una straordinaria concentrazione di esperienze sperimentali.
I corsi propedeutici di Itten prima e di Moholy-Nagy poi, pur nei loro opposti orientamenti, rappresentarono un vero e proprio laboratorio sulle strutture della percezione fisica e sensoriale; i corsi di Klee e Kandinskij ridefinirono la frontiera della rappresentazione fra astrazione e figura; il teatro di Schlemmer fu palestra per esplorare le relazioni fra narrazione, spazio ed emozione.
Contributi teorici interpretati in un paesaggio foto/grafico di eccezionale innovazione e declinati dai laboratori progettuali nei più diversi materiali, alla ricerca di una basica grammatica delle forme in cui far coincidere progetto, tecnica, prestazione e funzionalità.
Quello condotto dal Bauhaus fu un sistematico lavoro d’indagine volto a smontare e ricombinare le strutture della materia e delle funzioni: quasi una matrice algebrica che parallelamente confronta le coppie bisogni/comportamenti e tecniche/materiali.
Il risultato è un insieme di modelli teorici che sintetizzano l’incontro di funzionalità, necessità e bellezza: un programma riassunto nel celebre assioma “la forma e la funzione“.
Alcuni dei progetti realizzati dal Bauhaus hanno definito dei veri e propri standard del progetto moderno; altri sono solo esercitazioni teoriche sulla teoria della forma.
Nel suo insieme, però, l’esperienza del Bauhaus rappresenta un modello di approccio razionale al progetto, cristallizzato in un catalogo di oggetti archetipici, quasi un abecedario teorico per una nuova, futura produzione industriale.
Ne è un esempio la lampada a globo del 1926 di Marianne Brandt: la lampada del diametro di 40 cm è forse il progetto più rappresentativo della ricerca Bauhaus e costituisce l’archetipo dell’illuminazione moderna.
Assoluta funzionalità e geometria pura convivono in un autentico standard del design.
Purtroppo, apprezzata spesso solo per i suoi aspetti funzionali, la lampada a globo ha finito per essere banalizzata da soluzioni di piccolo diametro, destinate prevalentemente agli ambienti di servizio.
La lampada fu prodotta industrialmente da una fabbrica di Berlino. Modelli come questa furono ben presto accettati dal pubblico come qualcosa di ovvio.
LA lampada Globo e le sue variazioni è a catalogo della ditta Tecnolumen.