Marianne Brandt è ricordata oggi per le sue numerose creazioni risalenti al periodo che trascorse nell’Officina dei Metalli del Bauhaus.
Lavorò sotto il patrocinio di László Moholy-Nagy, subentrato a Johannes Itten come direttore dell’Officina nell’estate del 1923.
Parte di un équipe di sei persone, Brandt prosperò nell’ambiente creativo dei laboratori, partorendo circa settanta prodotti fra la sede del Bauhaus di Weimar e quella di Dessau.
Insieme ai suoi colleghi di Weimar, iniziò a sperimentare con le forme geometriche, spunto creativo iniziale dei suoi oggetti per la tavola e dei design delle sue lampade, entrambi ispirati al Cubismo, al De Stijl e al Costruttivismo.
Forme elementari come sfere, cilindri, cerchi ed emisferi erano considerati facili da produrre in serie, in un’epoca in cui i processi industriali erano sviluppati solo in parte.
Concepiti come sezioni di cerchi e di sfere, la base, il corpo, il coperchio e l’appoggia-sigarette del suo Posacenere sono singolarmente definiti e costruiti con un’evidente precisione matematica.
Brandt amava i metalli, specialmente l’acciaio, l’alluminio e l’argento, e i suoi coraggiosi esperimenti diedero vita a un’insolita combinazione di materiali diversi in uno stesso oggetto, come nel caso di questo posacenere in parte nichelato e in parte di ottone, e come si può notare anche in un’altrettanto apprezzata teiera da lei create nel 1924.
Mentre nel laboratorio la maggior parte delle creazioni era realizzata a mano, Brandt e i suoi contemporanei presentarono prodotti che abbinavano materiali industriali e un’estetica riproducibile in serie.
Il suo team raggiunse una raffinata semplicità di forme tale da poter usare il minor materiale e la minore manodopera possibile, creando cosi un modello da produrre in serie con costi contenuti.
Anche per questo motivo tra il 1928 e il 1932 Brandt portò il laboratorio di metalli al successo finanziario, trovando finanziatori per molti dei suoi design, in particolare quelli nell’ambito dell’illuminazione.
Nel 1933 Brandt fece ritorno dai suoi genitori e scelse di vivere una vita appartata, dipingendo.
E’ morta nel 1983, e soltanto nel 1985 i suoi progetti sono diventati famosi grazie all’azienda italiana Alessi che ne ha rimesso in produzione alcune creazioni, tra le quali questo posacenere, su licenza dell’Archivio Bauhaus di Berlino.