La prima macchina per scrivere veramente moderna sia da un punto di vista progettuale che produttivo uscì dalla fabbrica Remington nel 1873.
Imprenditore da tempo impegnato nella produzione di armi, Eliphanet Remington non fu l’inventore della macchina per scrivere, merito che spetta a Christopher Latham Sholes, ma ne acquistò il brevetto per espandere e differenziare le proprie strategie industriali.
La Remington n. 1 riunisce tutte le innovazioni sviluppate da Sholes in diversi anni: il rullo per la spaziatura fra le righe, i meccanismi di avanzamento e di ritorno del carrello, la cinetica dei martelletti tramite leve e tasti, la stampa assicurata da un nastro inchiostrato, soprattutto la disposizione delle lettere sulla tastiera.
Proprio questo aspetto, è stato oggetto di un attento studio sul rapporto fra la digitazione e la ricorrenza di vocali e consonanti nella lingua inglese (denominata QWERTY dalla sequenza delle prime lettere, la tastiera di Sholes è oramai uno standard internazionale).
Sebbene formalmente ancora più vicina a un marchingegno da officina che a un oggetto di uso domestico, la Remington n. 1 è la risposta al rapido affermarsi delle nuove modalità del lavoro d’ufficio.
Negli studi professionali, cosi come negli uffici delle grandi aziende, la necessità di gestire una massa di documenti sempre crescente richiede precisione, velocità e chiarezza della scrittura.
Sarà un esercito di donne, impiegate e segretarie che hanno trovato in queste nuove figure professionali un terreno privilegiato della propria emancipazione sociale, a decretare il definitivo successo della macchina per scrivere.
Nuovi comportamenti, un inventore capace di condensare in brillanti soluzioni un patrimonio di conoscenze disponibili (sia in Europa che in America si sperimentavano da tempo metodi di scrittura automatica), un imprenditore/finanziatore che crede nel progetto e lo trasforma in un vero prodotto industriale sostenuto da un’efficace rete commerciale: il caso della macchina per scrivere è un esempio paradigmatico dell’approccio americano al progetto moderno.