Le Corbusier disegna questa sorta di tavolino, per il suo Cabanon in Costa Azzurra, un alloggio di 15 metri quadrati che corrispondeva al suo buen retiro nell’ultimo periodo della sua vita.
Un semplice volume scatolare che può fungere anche da seduta ma in realtà è tutt’altro che semplice.
In realtà, nel volume scatolare c’è molto di più e qui risiede la sintesi della sua idea di attrezzatura per abitare lo spazio.
Un parallepipedo di grandissima proporzione incentrata sulle tre dimensioni della fisica.
A queste corrispondono altrettante funzioni: contenitore, sgabello, modulo-libreria a seconda del lato sul quale viene appoggiato.
Una seduta spartana, e al tempo stesso, raffinata grazie agli incastri a coda di rondine che sottolineano le connessioni tra i piani in massello. Il foro oblungo su ogni faccia rende il Tabouret particolarmente maneggevole.
Determinante è il dettaglio minimo, ma sostanziale, di una fessura da usare come maniglia per maneggiarne di volta in volta la destinazione d’uso più utile.
Disegnato nel 1952, riproposto da Cassina, è la dimostrazione della lungimiranza di questo grande teorico dello spazio abitabile e dell’architettura, capace di essere pioniere della rivalutazione del design anonimo e di inventare il vero complemento minimale nell’estetica e massimale nella funzione.
Realizzato in massello di castagno, tinto naturale.