BIOGRAFIA
Peter Behrens nasce ad Amburgo nel 1868.
Consegue il diploma alla scuola d’arte di Karlsruhe nel 1889, dedicandosi inizialmente alla pittura. Nel 1893 aderisce, a Monaco, al gruppo della Secessione.
Sette anni dopo accetta l’invito del granduca Ernst Ludwig di Hesse a far parte di una colonia di artisti che il nobile signore ha costituito a Darmstadt.
Autodidatta, a Mathildenhöhe, località del comprensorio, costruisce la propria casa, progettandola integralmente, anche gli arredi.
Cura l’ideazione del padiglione delle arti decorative all’esposizione di Torino del 1902 e nel 1903 viene nominato direttore dell’Accademia delle arti di Düsseldorf.
Nel 1907 aderisce al Deutscher Werkbund, istituzione culturale fondata a Monaco da Hermann Muthesius in quell’anno, e sempre nel 1907 viene assunto da Emil Rathenau, titolare della Allgemeine Elektricitäts Gesellschaft (AEG) in qualità di consulente artistico esterno.
Apre uno studio a Neubabelsberg, vicino a Berlino.
Nel 1922 è direttore della sezione architettura all’Accademia di Vienna. Nel 1936 è direttore della facoltà di architettura dell’Accademia prussiana delle arti a Berlino.
Muore a Berlino nel 1940.
PETER BEHRENS DESIGNER
Al Deutscher Werkbund, l’istituzione culturale fondata nel 1907 a Monaco da Hermann Muthesius, architetto, sovrintendente del Comitato prussiano dell’industria per le scuole di arti e mestieri, “aderirono uomini di diversa estrazione,” annota Renato De Fusco, “politici quali: Friedrich Neumann; industriali quali: Bruckmann, Schmidt; scrittori e critici quali: J.A. Lux; artisti ed architetti, quali: Behrens, Riemerschmidt, Olbrich, Hoffmann, Fischer, Schumacher, Kreis etc…”
Fine del Werkbund è la nobilitazione del lavoro produttivo attraverso la cooperazione tra arte, industria e artigianato, mediante l’istruzione, la propaganda e una presa di posizione unitaria sui vari problemi.
Così il Werkbund, come organo rappresentativo di lavoratori specializzati, agisce per un fine culturale che in verità trascende l’interesse più immediato dei suoi aderenti, ma a vantaggio soprattutto del lavoro produttivo in sé.
Il Werkbund cerca i suoi collaboratori innanzitutto in quei campi in cui il lavoro produttivo si rivela suscettibile di nobilitazione attraverso la preoccupazione della forma artistica.
Esso si rivolge pertanto in primo luogo all’intero del settore dell’industria dei prodotti finiti particolarmente alla cosiddetta arte applicata.
Faceva eco a tale programma, anzi, stando alla cronologia, lo anticipava, l’assunto per cui l’arte desiderava raccordarsi all’industria, porsi al suo servizio, perchè l’arte, come disse Schumacher nel suo discorso in occasione della fondazione del Werkbund, non era un lusso ma, anche, una forza economica. Sempre Schumacher la definì la forza economica più importante.
Scrive Klaus Stefan Leuschel: “Per la chiarezza con cui seppe prevedere gli sviluppi futuri, senza dubbio, Peter Behrens fu uno dei membri più importanti del Deutscher Werkbund.
Dopo otto anni di esperienze pratiche come architetto e, se pure in seconda linea, come pittore nell’ambito dello Jugendstil, nel 1907 venne incaricato da una delle più grandi imprese tedesche, la Allgemeine Elektricitäts Gesellschaft (AEG) di assumersi la configurazione dell’intero complesso. Peter Behrens progettò gli edifici per la fabbrica, le abitazioni per i dipendenti della stessa, la forma dei prodotti ed ideò, perfino, il logotipo dell’azienda.
Nello svolgere tale compito Peter Behrens rivestì una posizione simile a quella che al giorno d’oggi viene designata con i termini Corporate Identity e Design Management.
Non si può fare a meno di riconoscere che e non vogliamo vedere, quasi chiusi in una romantica torre d’avorio, quello che vive intorno a noi.
Dobbiamo, dunque, prendere parte a quanto succede, ciascuno naturalmente in corrispondenza al suo carattere, lottando o rassegnandosi. Tale presa di posizione non è di natura estetica ma etica“.
Certo Behrens non è tra coloro che si rassegnano: “Egli osserva“, continua De Fusco, “Togliamo una tecnica che non percorra la sua strada per se, ma che sappia intendere la volontà artistica del tempo”.
In altre parole, come è stato notato, “la tecnica e l’arte devono fondersi e non separarsi. Tuttavia, la tecnica è soggetta all’arte ed è la Formwille (la volontà della forma) che trova la tecnica più confacente.
Da un lato sembra assurdo che questa tesi si sia realizzata nella produzione di un’azienda che traeva la sua forza dall’organizzazione e dal dato altamente tecnologico, dall’altro si può attribuire proprio a questa tesi il valore promozionale dei prodotti AEG ed il loro compenso presso il pubblico….
Laddove, dalla grafica pubblicitaria alla forma dei prodotti, fino agli edifici industriali (prima d’allora esclusivo appannaggio della tecnica e dell’ingegneria), si offre al pubblico un microcosmo tanto unitario e stilisticamente coerente non è possibile forse preordinare una maggiore garanzia di ordine, solidità e durata relativamente a tutto ciò che porta quel marchio di fabbrica…
La fenomenologia del design trova qui la sua prima e completa realizzazione“.