Il progetto della lampada Ipotenusa, riprende il tema dell’illuminazione di un piano orizzontale mediante luce concentrata, che interessi un’ampia superficie e abbia un’efficace intensità luminosa.
Ne deriva la scelta di una sorgente luminosa protetta capace cioè di non ostacolare la visione reciproca di più persone attorno a un tavolo, con un supporto il più sottile possibile e posta a una certa distanza rispetto alla base di appoggio (42 cm), per permettere la maggior utilizzazione del piano di lavoro con il minima ingombro.
Queste esigenze di progettazione sono state soddisfatte da una sorgente puntiforme ad alta temperatura dal peso minima (alogena da 50 watt a 12 volt) e da una sottilissima asta di acciaio (diametro 5 mm), più esile di un normale filo conduttore elettrico.
La lampadina necessita di un riflettore semisferico ribassato, in lamiera di alluminio imbutita (verniciata nera all’esterno e bianca all’interno), e di uno schermo in m-tacrilato nero (in trasparenza rosso scuro), per limitare il cono luminoso, evitare l’abbagliamento e contemporaneamente proteggere da eventuali contatti con il riflettore.
II trasformatore, necessario per l’alimentazione, contribuisce con il proprio peso alla stabilità della base cuneiforme, realizzata con due gusci pressofusi in lega di alluminio, verniciati a fuoco (ingombro 14×9 cm).
La faccia posteriore del guscio superiore alloggia l’interruttore a leva, mentre quello inferiore contiene il fusibile di protezione e l’entrata del cavo di alimentazione a 220 volt.
L’asta di supporto – lunga 62 cm, con inclinazione fissa (l’ipotenusa di un triangolo rettangolo), funziona invece da cavo coassiale, per alimentare a 12 volt la sorgente alogena, innestandosi nella base e nel portalampada ceramico con attacchi a jack.
L’altezza totale della lampada è 55 cm e la sorgente luminosa dista dal piano 54 cm.
Progettata nel 1975 da Achille Castiglioni per Flos, la lampada da tavolo Ipotenusa non è più in produzione.