Charles Rennie Mackintosh (1868-1928) fu uno dei più influenti designer di mobili del tempo. L’invito a partecipare all’Esposizione di Vienna dei Secessionisti nel 1900 lo portò repentinamente alla ribalta nel panorama europeo e gli procurò numerosi incarichi sul continente.
La sua collaborazione con il fabbricante di mobili Karl Schmidt-Hellerau, politicamente riformista, fu feconda quanta la sua partecipazione al leggendario concorso Haus eines Kunstfreundes (Casa per un amatore d’arte), indetto nel 1901 da Alexander Koch, editore e curatore della rivista Deutsche Kunst and Dekoration (Ante e decorazione tedesca) di Darmstadt.
Mackintosh, che emerse come giovane architetto con la nuova sede della Glasgow School of Art, era riuscito a entusiasmare con la sua arte l’ispiratrice del movimento della temperanza, che nel 1896 lo ingaggiò come arredatore delle sue tea room, con le quali intendeva offrire un’alternativa al whiskey pub.
Con la sua decorazione per metà improntata a un giocoso giapponismo e per metà al rigore gotico, Mackintosh ne fece una pietra miliare sul cammino verso l’arte contemporanea.
L’alto schienale delle sedie divenne il suo marchio di fabbrica e la speciale eleganza dei suoi progetti ne fecero qualcosa di unico nel panorama del tempo.
Pur essendo attualmente riconosciuto tra i pionieri del design moderno, al momento della sua scomparsa la sua fortuna professionale aveva subito un drastico declino: Mackintosh infatti aveva legato il meglio della sua produzione al florido quanto breve periodo dell’Art Nouveau, della quale propose un’originalissima variante geometrica oggi conosciuta come “Glasgow Style”.
Negli anni Venti, dominati da un gusto razionale e minimalista, le opere di Mackintosh nonostante fossero rettilinee permeavano un gusto decorativo ormai superato e fuori moda: molti dei pezzi di arredo di Mackintosh vennero allora venduti all’asta a basso prezzo e pochi degli acquirenti erano realmente consapevoli di cosa stavano comprando.
La riscoperta delle opere di Mackintosh come designer, avvenne negli anni settanta dopo che nel 1973 in occasione della XV Triennale a Milano, vennero esposti alcune sue sedie: fu un trionfo, tanto è vero che Cassina le mise in produzione come parte della collezione I Maestri.
Considerato da molti come l’equivalente europeo di Frank Lloyd Wright, Charles Rennie Mackintosh, architetto e designer, è nato nel 1864 vicino a Glasgow, in Scozia.
Agli inizi della sua carriera nel 1896, Charles Rennie Mackintosh incontra Catherine Cranston donna d’affari locale figlia di un mercante di the di Glasgow e fermamente convinta delle tesi anti-alcool promosse dal ‘Temperance Movement’ la quale lo incaricò di progettare le sue tea rooms, nella città di Glasgow.
L’idea di Miss Cranston era di realizzare una serie di “sale da tè artistiche”, dove le persone potessero incontrarsi per rilassarsi e bere bevande analcoliche nelle diverse stanze all’interno dello stesso edificio. Questo progetto dette il via a una lunga collaborazione.
Tra il 1896 ed il 1917, l’architetto progettò e curò gli interni di tutte e quattro le sale da lei gestite, in collaborazione con la moglie Margaret MacDonald.
Le prime Tea rooms progettate da Mackintosch sono quelle di Buchanan Street, Glasgow, nel 1896 con le sale erano state progettate e costruite da George Washington Brown e gli interni e gli arredi erano stati curati da George Walton.
Qui Mackintosh disegnò i fregi a stampo che riproducono coppie opposte di figure femminili allungate circondate da rose, per la sala dedicata alle signore, la sala da pranzo e la galleria dei fumatori.
Ma per queste sale, disegnò anche la poltrona Willow, che rimane uno dei disegni più impressionanti e unici di Mackintosh; i rilievi geometrici del dorso curvo formano il disegno stilizzato di un salice (willow) e il reticolo è costituito da una serie di brevi inserti orizzontali tra le stecche verticali continue.
In queste sale da tè c’era un unico esemplare di questo “trono”, di questa ampia poltrona, riservata al direttore del personale che, secondo la leggenda, inoltrava le ordinazioni alla cucina del seminterrato servendosi di sfere di vetro di diverso colore, facendole cadere, codificate in ogni piatto del menu, giù per un tubo fino alla cucina sottostante.