La Sedia rosso-blu di Gerrit Thomas Rietveld è considerata ii manifesto dell’estetica De-Stijl.
Con la forma essenziale, la costruzione additiva e i color primari, iI falegname Utrecht ha creato un nuovo mobile che incarnava i principi estetici deI gruppo olandese.
La sedia è formata da tredici elementi di legno squadrato (listelli), due assicelle (braccioli) e due tavole (seduta e schienale).
Gli elementi squadrati e le assicelle non sono collegati fra loro nella maniera tradizionale, ma sovrapposti e tenuti insieme in modo invisibile con l’uso di tasselli, mentre le tavole sono fissate con chiodi.
La prima versione di questa sedia ha ancora due tavolette laterali al di sotto dei braccioli, ma queste sono state presto identificate come superflue ed eliminate. L’intera costruzione assomiglia a un’ossatura, a una poltrona che è ancora da rivestire.
La scelta cromatica e caduta sul rosso, blu, giallo e nero, i colori impiegati nelle contemporanee tele di Piet Mondrian e Bart van der Leek; il rosso e il blu sono stati usati per la seduta e lo schienale, il nero per gli elementi squadrati e ii giallo per le estremità dei listelli.
Con ogni probabilità la sedia vide la luce nel 1918 e venne presentata al pubblico nel 1919 dalla rivista De Stijl, insieme con la sedia per bambini Zig Zag.
Entrambe le sedie sono montate con la nuova tecnica che fa uso di tasselli, ma la Sedia rosso-blu è molto più semplice e lineare nella forma.
Rietveld la progettò prima ancora del suo incontro con Theo van Doesburg, e prima che il gruppo De Stijl annunciasse le sue nuove idee.
Inizialmente la sedia non venne prodotta nei colori primari, ma in legno naturale verniciato e, in un secondo momento, nei colon bianco, rosa, nero o verde, in base alla richiesta del committente.
Ma a partire dal 1920, dopo essere entrato in contatto con gli altri membri del gruppo, Rietveld applica ai suoi mobili lo schema cromatico primario, anche se la sedia divenne rosso-blu solo nel 1923.
Un anno dopo, l’architetto progettò a Utrecht la sua famosa Casa Schröder, che in modo simile alla sedia, rappresenta una composizione di linee e piani colorati.
Con l’impiego di colori primari, la sedia di fatto non è cambiata, ma la percezione della forma non è più la stessa: la materialità scompare e la forma astratta ne risulta accentuata.
Già prima di introdurre i colori primari, Rietveld parlava del superamento del materiale per tramite della forma, riferendosi alla forma ottenuta con la nuova modalità di composizione: “La costruzione aiuta a collegare gli elementi senza storpiature, cosicchè l’uno domini il meno possibile sull’altro coprendolo, né gli si sottometta, e il tutto si collochi nello spazio in modo libero e chiaro ottenendo forma dal materiale”.
Spazialità e trasparenza contraddistinguevano i mobili creati da Rietveld negli anni Venti e corrispondevano alle idee dell’avanguardia funzionalista, cosi come la sua idea di produzione industriale.
Rietveld riteneva che anche la sua sedia rosso-blu potesse essere facilmente prodotta a livello industriale: il materiale con i listelli, le assi e le tavole, sono agevolmente reperibili sul mercato del legno e la costruzione non e complicata.
Ciononostante l’artista non ha mai intrapreso i passi necessari a questo scopo. Forse Rietveld non realizzò il suo piano perchè continuò senza sosta a sperimentare, invece di elaborare con perseveranza un progetto per la produzione in serie.
Nel 1930 ideò infatti una versione della sedia rosso-blu in acciaio e mise a punto due progetti che consistevano in un’unica linea continua, in cui seduta, schienale e braccioli avevano una forma simile alle tavole e alle assicelle di legno della sedia rosso-blu.
Solo uno di questi progetti venne distribuito per breve tempo dalla ditta Metz & Co. di Amsterdam.
La trasposizione del modello originario in legno nella versione in metallo non fu comunque attuata da Rietveld, ma da Marcel Breuer, che nei suoi progetti di sedie in legno era stato direttamente ispirato dall’artista olandese: la sua poltrona in tubolare d’acciaio (in seguito Wassily Chair) deriva dalla sedia rosso-blu.
Se non ci lasciamo disturbare dalla differenza di materiale, potremo constatare che anche quest’ultima è composta da linee (in acciaio) e piani (in tessuto di filo paraffinato).
La poltrona non è colorata. ma come quella di Rietveld nasconde la sua materialità: acciaio nichelato a specchio e iI tessuto paraffinato, colorato e ben teso danno l’impressione di piani astratti e bi-dimensionali.
Si deve inoltre considerare che il primo prototipo del 1925 poggiava su quattro piedini e non su pattini. La sedia manifesto del movimento De Stijl è stata dunque fonte di ispirazione per la sedia manifesto del design funzionalista.
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