Sempre elegante nei modi e raffinato nell’aspetto, Pierre Chareau vive la prima metà della sua vita in Francia: dal 1900 al 1908 come studente alla prestigiosa École des Beaux-Arts di Parigi, e poi come giovane architetto con un suo studio che inaugura nel 1919 sempre nella capitale francese.
Tra gli architetti e designer francesi nati nella seconda metà dell’Ottocento il nome di Pierre Chareau ricorre sempre nei libri di architettura per la sua modernità di vedute e soprattutto per un suo progetto tuttora considerato molto all’avanguardia.
Con il passare degli anni questa figura è diventata sempre più leggendaria, soprattutto se si considera che il suo progetto chiamato La Casa di Vetro a Parigi è l’unico suo lavoro da architetto rimasto ai giorni d’oggi.
La Casa di Vetro che ha completato nel 1931 è l’illustrazione delle sue tesi innovative sull’ambiente urbano: sposare l’armonioso e il funzionale per “liberare l’uomo il più possibile dalla sua servitù materiale e le sue convenzioni usate“.
Co-fondatore dell’Unione degli artisti moderni nel 1929, Pierre Chareau fu, come progettista e architetto di mobili, un sostenitore e un artigiano del completo accordo tra materiali, luce e volumi. Le sue creazioni erano definite all’epoca come una miscela di “fascino e potenza, armonia e dissonanza“.
Come designer l’opera probabilmente più nota è lo sgabello T del 1927, a catalogo Ecart International, una vera e propria icona del design francese.
Inizio attorno al 1924 a progettare mobili in legno combinato con ferro battuto. La collaborazione con l’artigiano metallurgico Louis Dalbert gli diede autonomia rispetto ai semilavorati industriali.
Mentre i suoi primi lavori possono essere attribuiti all’Art Deco, ha creato mobili in acciaio piatto della fine degli anni Venti molto ridotti, spesso in combinazione con legni pregiati, oggi, gran parte dei suoi progetti sono prodotti da Ecart International come edizione da collezione.