La libreria “The Mexican” ora Nuage di Charlotte Perriand

Come nel caso di Ray Eames, le collaboratrici femminili dei team di design, durante il ventesimo secolo erano spesso oscurate dalle controparti maschili. Il tempo successivamente li ha riconosciute e rivalutate.

Questo è stato certamente il caso di Charlotte Perriand (1903-1999), la designer dietro alcuni dei pezzi più iconici del secolo scorso.

Al riguardo un curioso aneddoto: Charlotte Perriand fu così ispirata dal lavoro di Le Corbusier che nel 1927 si presentò al suo studio per chiedere un lavoro, ma fu respinta con le parole: “non ricamiamo cuscini qui“.

Imperterrita, creò un bar sul tetto in vetro, acciaio e alluminio per il Salon d’Automne di Parigi di quell’anno, che impressionò Le Corbusier che ripensò alla sua precedente decisione.

Fu così che, il giovane designer francese e l’architetto svizzero hanno intrapreso una lunga collaborazione e, insieme al cugino di Le Corbusier, Pierre Jeanneret, hanno reso popolare lo stile “machine age“, che ha attinto forme semplificate e l’uso di materiali industriali come il cromo e la plastica.

La libreria chiamata “The Mexican Bookshelf” perché è stata progettata per la Maison du Mexique alla Cité Internationale Universitaire di Parigi, è stata comunemente attribuita al designer francese Jean Prouvé. In realtà, il pezzo è stato progettato da Charlotte Perriand e prodotto da Prouvé Atelier Prouvé.

Poiché il nome di Jean Prouvé ha attratto offerte più alte all’asta (circa del 20%), il nome di Perriand è stato quasi cancellato da questi disegni: solo fino a poco tempo fa l’effettiva paternità di Perriand è stata finalmente accettata e ampiamente riconosciuta.

Questo scaffale, uno dei tanti ripiani e mobili multiuso di Perriand, è composto da mensole in rovere, suddivise da elementi verticali in alluminio.

Vassoi scorrevoli scorrono lungo le facce anteriori degli scaffali, consentendo agli utenti di nascondere e rivelare determinate aree. A causa degli scomparti di varie dimensioni dello scaffale, è possibile posizionare vari elementi di diverse dimensioni.

Oggi molti degli scaffali di Perriand sono di nuovo in produzione, questa volta dall’azienda italiana di mobili, Cassina sotto il nome di Nuage.

Ma cosa avvenne?

Dopo la morte di Prouvé, attorno agli anni 1985-86, dei giovani ‘trovarobe‘, hanno trovato dei mobili che non erano più stati utilizzati da 40 anni dagli studenti nella Cité Internationale Universitaire di Parigi.

Erano in cattivo stato ma li hanno trovati interessanti, anche se non sapevano assolutamente di cosa si trattasse.

Dopo alcune ricerche hanno scoperto che erano mobili fabbricati dagli Atelier Jean Prouvé, li hanno presi proponendo al direttore di allora di dare in cambio mobili nuovi, li hanno usati per delle mostre e li hanno anche venduti dicendo che si trattava di mobili di Charlotte Perriand e Ateliers Jean Prouvé.

Man mano che passava il tempo si sono resi conto che i mobili di Jean Prouvé valevano circa il 20% più di quelli di Charlotte (era il 1990).

Questi giovani mercanti hanno avuto la tentazione di levare la parola Atelier dal credito e lasciare i nomi dei due designer.

In effetti, gli Ateliers Jean Prouvé erano la fabbrica che aveva prodotto i primi mobili di Charlotte, una fabbrica così grande e impegnativa da gestire che Prouvé strinse un accordo di collaborazione con Charlotte: oltre a poter produrre là i suoi mobili, nel 1952, aveva il compito di migliorare l’estetica di quelli di Prouvé e di far fabbricare nuovi mobili negli Atelier, oltre che dirigere tutta la creazione del dipartimento mobili.

Tornando al 1990, questi giovani cominciarono a vendere quei mobili a Parigi, a New York e poi ovunque dicendo che erano paternità di Charlotte e Prouvé. Gli storici, che spesso non sono molto seri, hanno ripreso quella dicitura senza far controlli. Charlotte ha subito cominciato a protestare: erano mobili che erano stati editati per 15 anni con il suo nome!

Ha cominciato a scrivere ai commercianti ma, a cinquant’anni dalla creazione di questi mobili e a 15 dalla morte di Prouvé, c’erano in circolazione molti libri che avevano riportato questa falsa informazione, libri che sono stati portati come la prova in tribunale dai commercianti per sostenere la loro tesi.

I mercanti sono diventati sempre più ricchi e hanno prestato e regalato alcuni di quei mobili ai musei… tutti gli scritti e gli atti di proprietà di quei mobili indicavano entrambi gli architetti come autori.

A quel punto era tardi, o comunque troppo scomodo, dire di essersi sbagliati. Quella verità avrebbe comportato anche un problema economico.

La famiglia Prouvé era stata convinta, sicuramente in buona fede, dai commercianti e da tutto il mondo che si trattava di mobili anche di Prouvé, e ha avallato questa versione. La famiglia Perriand si è decisa ad andare in giudizio, vincendo il primo e il secondo grado.

 

La libreria “The Mexican” ora Nuage di Charlotte Perriand per Cassina

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