Vico Magistretti (1920 – 2006), uno dei maggiori architetti e industrial designer italiani, era solito “dettare” i propri progetti al telefono.
Magistretti, Compasso d’Oro ben tre volte, amava il design chiaro, da poterlo trasmettere a voce, senza il supporto di immagini. «Perché io sono in grado di dirlo al telefono? Perché sono concetti. Semplici, forti, chiari».
Nel 1966, progetta per Artemide il tavolo Demetrio (70 cm x 70 cm x 30 cm), primo tavolo in plastica prodotto da dalla ditta.
“Ho preso una bacinella, l’ho rovesciata, le ho tagliato via una buona parte dei fianchi, e ho avuto dei tavolini che si potevano mettere uno sopra l’altro”.
Gli schizzi del tavolo Demetrio, dimostrano anche un altro tipo di approccio: vi è il tentativo di produrlo con tre piedi, oppure quello di aggiungere uno schienale al tavolo, alcune forme rotonde per smussare gli angoli ecc ecc….
Gli schizzi del tavolo demetrio raccontano quanto Vico Magistretti fosse abile con le materie plastiche; raccontano idee di come delle cassette di plastica che i fotografi usavano per sviluppare le loro foto potessero essere tagliate e ribaltate per farle diventare dei tavolini in plastica
Comincia in quegli anni, ad emergere la vera ideologia delle plastiche e il loro ruolo anche simbolico nel design italiano: esse erano portatrici di una idea di liberta?, di democrazia, di uguaglianza.
Le plastiche sembrarono rispondere spontaneamente ad una nuova scioltezza nelle relazioni umane e nell’arredamento; i più grandi designer del tempo usavano ABS o fiberglass per tavolini mobili, leggeri, impilabili, sovrapponibili o componibili.
Ed infatti, in quel periodo i designer non si limitavano a impilare le sedie; la stessa predilezione era riservata anche ai tavoli.
Le gambe di Demetrio sono formate in modo da incastrarsi nelle apposite cavità del piano del tavolino.