Nel 1957, durante l’XI Triennale di Milano, ha luogo uno dei tanti incontri importanti dell’avventura personale e professionale di Dino Gavina: quella con Kazuhide Takahama, responsabile dell’assetto del padiglione giapponese.
Questo è l’inizio di un legame professionale e personale che legeherà le due figure per tutta la vita e che darà origine ai numerosi e importanti progetti Takahama prodotti da Dino Gavina.
I due hanno sviluppato una relazione personale e professionale di lunga durata. Takahama fu immediatamente invitato nello stabilimento di San Lazzaro, dove progettò il letto Naeko.
Nel 1963 si trasferisce a Bologna, avviando una collaborazione che lo porterà a progettare, per Dino Gavina, una gamma incredibilmente ampia di modelli, sempre aderendo rigorosamente alle esigenze dell’azienda, adottando efficientemente innovazioni tecnologiche e organizzative così come sono state introdotte nel ciclo produttivo.
Il suo linguaggio è sempre stato coerente con il suo modo di esprimersi libero, rigoroso e poetico. Tra i suoi modelli: Naeko (1958), Dada (1963), Esa (1966), Tulu (1968), Kazuki (1971), Mantilla (1974), Gaja (1978), Montebello (1987), Iside (1991), Magnolia (2004).
Sono la prima organica e compiuta esperienza della corretta utilizzazione del poliuretano tagliato a grossi blocchi, ricchi di eccezionali valori funzionali e figurativi, in forte coerenza con il principio della produzione seriale e di una austerità luterana, implicita nella tradizione razionalista interpretata da Gavina.
Takahama ha sempre accompagnato la sua attività di designer nella sua opera architettonica, sia in Italia che in Giappone, distinguendosi per la qualità e la coerenza del suo lavoro.
Nel 1968, quando Dino Gavina costituisce la nuova azienda, la Simon International (ora Cassina), il primo progetto imprenditoriale è l’operazione Ultrarazionale.
Una collezione straordinaria di mobili che impiegano l’acciaio, il vetro, il legno, il marmo e l’applicazione della lacca di serie. Takahama (con Carlo Scarpa) interpreta nel migliore dei modi una delle tante idee di Dino Gavina: “nobilitare (con la lacca) un banale pannello, che è l’unico semilavorato disponibile per la produzione di mobili in serie…“.
Al proposito Dino Gavina ricorda: “Aiutato da due ciotole laccate (una rossa e una nera) che vedevo ogni mattina in casa, cominciai a pensare che nella lacca antica c’era l’idea modernache poteva dare un preciso carattere al nostro periodo. La lacca vive da secoli, è già dentro di noi, nel ricordo di una grande civiltà. Dopo anni di lavoro, dai primi risultati al perfezionamento siamo riusciti a produrre per la prima volta in serie una laccatura molto simile, nel risultato, a quella cinese antica, con il vantaggio di una resistenza a prova di secoli”.
Il successo dei modelli laccati ha piano piano investito il mercato mondiale aggiungendo un’altra medaglia alla storia del design italiano.
E’ in questo fervore (siamo giunti al 1970) che nasce la sedia Kazuki che è un esempio di assoluto razionalismo ed è il primo mobile moderno di serie su cui sia stata applicata la lacca lucida.
Fianchi in MDF, seduta e schienale in multistrato di betulla, struttura con bordi sagomati a sezione semicircolare, verniciata poliestere con finitura lucida a specchio o opaca e il rivestimento del sedile in tessuto.
Come tutti i mobili progettati da Kazuhide Takahama, anche la sedia Kazuki si distingue per rigore, pulizia formale e un linguaggio di poetica essenzialità nel quale si sovrappongono segni appartenenti alla cultura orientale, nella quale si è formato Kazuhide Takahama, e a quella occidentale nella quale si è immerso.
Influenzato dalla tradizione giapponese, Kazuhide Takahama con il decisivo aiuto di Dino Gavina ha laccato le superfici della sua sedia. E’ la nascita del mobile laccato e della sua tecnica di produzione, all’interno del moderno processo industriale.