La Torso di Paolo Doganello prodotta da Cassina, nasce dalla ricerca di prefigurare con un Iinguaggio di tipo organico un elemento imbottito confortevole, che sia corpo esso stesso; infatti la logica strutturale è quella di un’armatura interna fatta di ossa, che sono poi quelle aste che si vedono anche fuoriuscire dalla “came“, le imbottiture che le fasciano.
Inizialmente doveva chiamarsi “body” (ovvero un corpo inerte che dialoga con un corpo che vive dentro la seduta), ma il nome fu cambiato su suggerimento di Cassina in quanto in americano “body” viene facilmente inteso come “cadavere“. Allora Paolo Doganello pensa al Torso del Belvedere, la scultura in marmo di Apollonio.
L’idea centrale del progetto è quella del feto materno che crescendo si muove e scava la nicchia per la propria sopravvivenza.
La fonte d’ispirazione è stata una tipica dormeuse ottocentesca del tipo paolina che il designer ha visto in una casa di campagna a Bolgari in Toscana dove trascorre spesso dei periodi estivi.
Il tema di questo progetto è il dialogo tra un corpo inanimato, prodotto industrialmente, e il corpo animato di chi vi si siede, dove questo, attraverso il movimento domina, piega, fino a imporre forma al corpo inanimato.
Più che l’oggetto singolo, il modello, si progetta una logica compositiva, un tipo di incastro di due forme dotate di possibili variazioni formali.
Ognuna di queste due forme può essere diversamente ritagliata fino a dare schienali simmetrici e asimmetrici, alti e bassi, e sedili con bracciolo o senza o, ancora, con una deformazione di questi fino a sorreggere le gambe.
E’ un insieme di forme trovate, non rigidamente definite, almeno concettualmente ulteriormente modificabili, non ha l’autorità, la rigidità e l’aridità dei modelli imposti da una tecnologia definita, sono forme diversamente ritagliate seguendo col disegno il movimento di un corpo che trova diversi supporti nelle diverse posizioni di seduta.