Matali Crasset (nata nel 1965) ha fondato il suo studio di design nel 1998, dopo aver lavorato per cinque anni con Philippe Starck, sia nel suo studio che sotto la sua supervisione presso Thomson Multimedia.
La serie Digestion nasce in questo periodo, ed è stata originariamente progettata per The Lithno Techno Bar alla mostra “Who’s Next” nel 1999, ed è stata inclusa anche nel design di Crasset per il Marocchino Bar alla mostra “Le Maroc Dosoriente”.
La serie Digestion è composta da cinque oggetti che si basano su borse in plastica a basso costo prodotti in paesi in via di sviluppo come la Cina e disponibili presso supermercati e negozi generici, successivamente imbottite con schiuma. Questi pouf, sono oggetti multifunzionali, che possono anche diventare un gioco di costruzioni per bambini.
Attirata l’attenzione della ditta italiana Edra, la serie viene esposta al Salone del Mobile di Milano 2000, come una riflessione anticonsumistica.
In un primo momento, appunto, la serie è stata prodotta da Edra, ora invece la produzione è passata a Domodinamica che l’ha modificata (cambiandole anche il nome in Hi-Pouf) dotandola di una resistente fodera in tinta unita, abbandonando i quadretti iniziali.
Crasset organizza il pouf in diversi arrangiamenti, dimostrando la sua facilità di personalizzazione: ad esempio, otto sono disposti come un divano con tre pouf verticali che formano lo schienale, in un’altra versione un pouf orizzontale diventa un tavolino.
A Matali Crasset non interessano i prodotti, preferisce osservare, proprio come farebbe un antropologo, la routine della gente per reinventare il nostro stile di vita seguendo i suoi “scenari per vivere“.
Afferma che il termine “digestion” riconosce che dal momento che ci sono abbastanza prodotti in circolazione nel mercato, il design dovrebbe essere digerito, appropriato e riprogettato dai consumatori.
Come un gioco di parole diretto, il titolo riassume la sua visione, secondo cui l’assimilazione del design dovrebbe essere al centro della pratica progettuale contemporanea piuttosto che l’espansione del consumismo e l’infinita proliferazione di nuove merci.
Al giorno d’oggi, il design è diventato una professione digestiva. In passato, era la professione di iperproduzione, di eccessiva consumazione, di attrezzature, di sviluppo, ecc. Ora abbiamo tutto. Abbiamo la capacità di fare tutto, quindi cosa possiamo fare, dobbiamo quindi digerire, definire una cornice all’interno della quale possiamo fare le cose. Dobbiamo pensare a come possiamo fare meglio, usare meglio, capire meglio anche noi.
Il suo messaggio è di natura politica ed ecologica: un cambiamento è ora possibile attraverso un progetto “omeopatico” che interviene nella vita di tutti i giorni con lievi e graduali cambiamenti originati da una visione consapevole del mondo cosmopolita della merce.