La sedia Ko-Ko, realizzata in metallo cromato e frassino verniciato di nero, riflette il fascino esercitato sul designer dalla cultura contemporanea occidentale.
I mobili di Shiro Kuramata sono un segno della ritrovata fiducia e della creatività del Giappone del dopoguerra.
Da quel periodo di prosperità economica Kuramata è emerso come uno dei molti artisti in grado di condensare la tradizione giapponese con le innovative e rivoluzionarie tecnologie e influenze occidentali.
Egli ha utilizzato materiali moderni industriali quali l’acrilico, il vetro, l’alluminio e la lamiera di acciaio per creare pezzi funzionali e al contempo poetici e umoristici.
Il desiderio come di annullare la forza di gravità per creare pezzi leggeri, che dessero l’impressione di galleggiare nello spazio a mezz’aria, è un tema ricorrente nelle sue creazioni, che altrimenti, per la loro estetica minimalista e per il loro concetto di proporzione, si ricongiungono direttamente all’architettura tradizionale giapponese.
Kuramata aveva ricevuto una formazione tradizionale nella lavorazione del legno prima di intraprendere gli studi di design a! Kuwasawa Design Institute di Tokyo, dove apprese i concetti occidentali di design.
In seguito lavorò per la San-ai Company, una grande azienda di moda per la quale disegnò gli arredi dei vari piani e delle vetrine, e si occupò dei design grafici; quindi, nel 1964 passò a lavorare alla Divisione Design di interni del negozio Matsuya e nello stesso anno aprì un proprio studio di design a Tokyo.
Negli anni Settanta e Ottanta divenne celebre per i design di mobili e di interni commerciali, come le boutique internazionali dello stilista Issey Miyake.
All’inizio degli anni Ottanta, infine, Kuramata avviò una collaborazione con il gruppo Memphis di Milano, a capo del quale c’era Ettore Sottsass.
In termini di forma astratta la sedia Ko-Ko rientra nelle linee del Postmodernismo caldeggiato da Memphis: fa riferimento a un oggetto sul quale sedersi, con l’esile accenno di uno schienale appena suggerito da una sbarra di acciaio.
Grazie a un accenno cosi obliquo alla sua funzione, l’oggetto acquista il suo significato di sedia.
A catalogo Cappellini.