Molti dei design di Achille Castiglioni riflettono il suo interesse nel risolvere vecchi problemi in modo nuovo e originale.
Il suo sgabello Primate considera l’atto del sedersi da una prospettiva inedita e disattende l’idea di una seduta che richiede una posizione eretta, con i piedi appoggiati a terra: con esso, Castiglioni offriva invece un supporto per le ginocchia, con un sedile a sbalzo sovrastante che obbliga l’occupante ad assumere una posizione simile a quella adottata quando si prega o ci si inginocchia davanti a un altare.
La postura così assunta si ispirava sia a quelle tipiche delle posizioni yoga e dalla meditazione zen, sia agli studi di ergonomia molto diffusi nei paesi scandinavi.
In apparenza illogica, tale postura agisce invece di concerto con la forma del corpo, mantenendo il torso eretto senza sottoporre la schiena ad alcuna sollecitazione e creando al contempo uno stile di seduta meno formale, che appare ed è percepito come meno stabile, e quindi più in sintonia con la frenetica vita odierna.
Lo sgabello Primate occupa inoltre meno spazio rispetto a una seduta tradizionale ed è più facile da spostare, il che lo rende maggiormente compatibile con gli esigui spazi abitativi tipici degli ambienti urbani.
Per tutte queste ragioni il Primate promuove la naturalezza d’interazione tanto anelata fra gli anni Sessanta e Settanta.
Lo sgabello è realizzato con un solido basamento in polistirene nero e un sostegno tubolare in acciaio inossidabile che regge l’imbottitura in poliuretano espanso, rivestito in pelle o Pleather.
La gamma dei colori disponibili (arancione, nero o bianco) rifletteva il gusto per le tinte forti e grafiche del periodo.
Questo design è un esempio ulteriore dell’eclettismo dei progetti di Castiglioni, che nel corso della sua carriera fu di rado fedele a uno stile predominante.
Dal punto di vista della forma, lo sgabello Primate risulta forse più affine ad alcuni dei suoi oggetti ready-made.
Partendo da idee mutuate da Marcel Duchamp, Castiglioni si era già dedicato alla produzione di una serie di design che impiegavano elementi e pezzi provenienti da altre fonti e adattati alla nuova funzione.
L’imbottitura dello sgabello Primate, così simile al sedile di un’automobile, suggerisce anch’esso un nuovo impiego di una tecnologia preesistente.
Quando apparve sul mercato, lo sgabello Primate suscitò non poche controversie, e in una lettera indirizzata al quotidiano Paese Sera nel febbraio del 1977 un lettore si chiedeva chi potesse aver progettato un “aggeggio” simile, lamentando la corruzione del “buon gusto” che il pubblico associava al design contemporaneo.
In epoca più recente, invece lo sgabello Primate è stato esposto alla Fiera di Colonia del 1999 come parte integrante dell’archivio Zanotta, chiaro esempio di come molti oggetti nati con un’aria eversiva a distanza di tempo vengano infine compresi ed accettati nell’Olimpo del design.
A catalogo Zanotta, viene proposto a circa 2.000,00 euro.