Il sottile strato acrilico che si distende dalla parte anteriore del telaio in acciaio fino alle giunture posteriori, formando un’elegante forma arcuata sospesa tra le due parti, è talmente pratico dal punto di vista tecnico da risultare inverosimile.
Talvolta, a seconda della prospettiva e della luce sotto la quale è osservata, la seduta della sedia Sling “imbracatura“, o “fascia” sembra scomparire, lasciando dietro di sé, a riprova della sua esistenza, solo la linea ricurva del telaio in acciaio curvato.
Quando, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, il suo progettista Charles Hollis Jones era all’apice della carriera, la sua prolificità e la sua fama lo portarono a ottenere un meritato riconoscimento internazionale in qualità di precursore di mobili, sistemi di illuminazione e accessori in acrilico.
La sua sedia Sling fa parte oggi della collezione Getty ed è universalmente riconosciuta come uno dei suoi design più importanti, che evidenzia sia la sua notevole abilità sia l’entusiasmante potenziale di un materiale come l’acrilico.
Da un punto di vista storico, l’acrilico (o Lucite, come fu battezzato) era stato trattato con severità e ritenuto un materiale inadatto per gli oggetti di arredamento su misura. Jones stesso si era all’inizio sentito particolarmente attratto dalle qualità del vetro, un materiale perfetto per soddisfare le aspettative stilistiche dell’affascinante clientela hollywoodiana.
Il vetro, però, come materiale era limitato e limitante dal punto di vista tecnico, si frantumava se sottoposto a pressioni e non poteva essere utilizzato per mobili destinati a sostenere un carico.
Quando ricevette l’incarico di progettare una bella sedia da mettere in mostra, da assemblare e smontare in cinque minuti e adatta ad essere collocata in spazi esigui e affollati, egli aveva già eseguito molti lavori con l’acrilico.
Nessuno di essi aveva però richiesto un uso così d’avanguardia della materia prima ai livelli necessari per quel progetto. In cerca di aiuto e ispirazione, Jones si rivolse all’industria aeronautica, nella quale l’acrilico era impiegato già da tempo per la realizzazione degli oblò.
Una volta disteso e lasciato raffreddare, il materiale appena stampato risultava notevolmente più robusto, e una volta creata la sedia dimostrò di poter reggere un peso di 230 chilogrammi.
Grazie all’omissione degli elementi incrociati solitamente necessari per garantire il supporto, la sedia Sling era in grado di offrire dal punto di vista estetico una curva ininterrotta di materiale acrilico mai ottenuta prima.
Come tutti i mobili di Jones, anch’essa fu prodotta in quantità limitate, con soli 250 pezzi realizzati dal 1968 al 1991.
Di conseguenza nel 2002 Charles Hollis Jones ha messo in produzione altri 250 pezzi, pago della consapevolezza che i suoi design originali siano ambiti oggetti da collezione e tuttora in uso, come da sempre auspicato.
La Sling rappresenta un momento fondamentale nella storia del design per mobili, l’attimo in cui la tecnologia più avanzata e un materiale sottovalutato si sono proficuamente uniti per compiere un coraggioso balzo in avanti.