Negli anni Settanta le aziende italiane di mobili si cimentarono nell’impiego del poliestere laminato abbinato al vetroresina, adottando una tecnica tradizionalmente riservata alla costruzione di imbarcazioni.
I primi mobili realizzati con queste modalità, come i vari modelli di sedia di Joe Colombo, suscitarono molto interesse.
La tecnica permetteva di immaginare forme morbide e creare prodotti tridimensionali singolarmente scolpiti, evitando i tradizionali metodi meccanici impiegati nella produzione di mobili in legno e acciaio.
Il portaombrelli Dedalo era l’elemento più voluminoso di una linea di complementi da ufficio prodotta a partire dal 1966, e si prestava perfettamente a questa tecnica.
La realizzazione dello stampo in acciaio necessario a produrre il portaombrelli richiedeva però un investimento economico tale che avrebbe potuto essere ammortizzato solo mediante la produzione di una grande quantità di pezzi, il che richiedeva a sua volta un sistema distributivo su larga scala.
Ma creare lo stampo perfetto era di vitale importanza al fine di ottenere un prodotto di fattura eccellente e sufficientemente spesso che avrebbe potuto ripagare l’investimento iniziale.
Rispetto ai portaombrelli dell’epoca, Dedalo è inconfondibile: la sua struttura morbidamente sferica, con sette fori integrati, crea un effetto scultoreo assolutamente idoneo alla tecnica dello stampaggio a iniezione.
La superficie lucida rispondeva perfettamente al gusto di quegli anni, e la disponibilità di diversi colori soddisfaceva la moda dell’arredamento stagionale, e il prodotto poteva facilmente essere abbinato ad altri pezzi d’arredamento, come tappeti o divani.
E’ stato prodotto da Artemide fino alla fine degli anni Ottanta.